Il GIARDINO MEDIEVALE tra rappresentazione e realtà

Miniatura raffigurante una dama e un cavaliere in un hortus conclusus con alberi, vialetti rettilinei e lussureggianti piante fiorite

Hortus conclusus – letteralmente giardino recintato – è il tipico giardino medievale annesso a conventi, castelli o più raramente palazzi gentilizi di città.

Spesso veniva  chiamato anche verziere o giardino segreto, che tuttavia presentano alcune peculiarità: il verziere o giardino delle delizie è infatti uno spazio ludico-ricreativo in cui vengono ambientate le storie cavallaresche e gli amori cortesi, e dove le dame e i cavalieri si intrattenevano piacevolmente danzando, conversando, facendo musica e giocando a scacchi.
Il giardino segreto, raccolto e appartato, è invece la parte più intima e piacevole dell’intero hortus conclusus.

Questi giardini erano dunque destinati soprattutto al piacere e venivano particolarmente abbelliti con piante ornamentali, statue e panchine, pergolati, piccoli padiglioni e talvolta perfino voliere: si trattava quindi di un luogo dell’immaginario e di un vero e proprio archetipo artistico e letterario accuratamente descritto in una miriade di affreschi, miniature, canzoni e componimenti poetici.

L’hortus conclusus propriamente detto aveva invece finalità più pratiche ed era quasi sempre diviso in tre o quattro zone ben distinte ma comunicanti tra loro:
– l’orto vero e proprio in cui si coltivavano le verdure destinate alla mensa;
– l’orto dei semplici, una o più aiuole o vasi di erbe aromatiche e officinali per insaporire le vivande e preparare rimedi curativi;
– il frutteto;
– il verziere o giardino delle delizie.

Questo schema, che mantiene sostanzialmente inalterata la struttura dei giardini delle ville romane, compare già nella regola benedettina (VI secolo), in cui si stabilisce che in ciascuna abbazia venga realizzata un’area recintata suddivisa in horti, pomaria (frutteti), viridaria (giardini con piante ornamentali) ed herbaria (orto dei semplici o giardino delle piante officinali).

In questa miniatura alcuni giardinieri stanno lavorando in un tipico orto medievale con aiuole quadrate e recinzioni di canne.

Tutti questi elementi venivano progettati e mantenuti con cura in modo da risultare piacevoli alla vista e fornire ombra e riparo.

Il periodo di massima diffusione del giardino medievale propriamente detto è compreso tra il XIII secolo e la metà del XV secolo, quando l’hortus conclusus venne gradualmente soppiantato dal giardino all’italiana di impostazione rigorosamente geometrica.

Tutti gli elementi tipici di un giardino all’italiana sono tuttavia già presenti nell’hortus conclusus medievale, il suo diretto antenato. Ovviamente si trattava di uno spazio chiuso, recintato e protetto da alte mura che estranei o sguardi indiscreti ben difficilmente riuscivano a penetrare. Le aiole erano quasi sempre quadrate o rettangolari, delimitate da basse siepi o recinzioni di canne e disposte regolarmente secondo un motivo a scacchiera. Potevano inoltre trovarsi al livello del terreno o essere contenute in ampi cassoni delimitati da tronchi o muretti a secco per esaltare la rigogliosità della vegetazione. I vialetti erano tendenzialmente rettilinei e si incrociavano secondo angoli retti.

Le piante da fiore – molto apprezzate e destinate ad abbellire la tavola nei giorni di festa, gli ambienti domestici e ovviamente l’altare dell’eventuale cappella di famiglia – erano generalmente coltivate in pergolati, veri e propri tunnel o spalliere verticali. Erano molto diffusi anche i cespugli e le piante in orci o grandi vasi. Non mancavano inoltre gli alberelli potati in rigorose forme geometriche secondo le prescrizioni dell’ars topiaria, introdotta dagli antichi Romani e mai caduta in disuso. I giardini più ricchi erano popolati anche da cigni e pavoni, estremamente ricercati per il loro nobile aspetto.

Nel caso dei giardini annessi a un palazzo o un castello la cura era sempre delegata a giardinieri appositamente ingaggiati, mentre gli horti dei monasteri venivano coltivati personalmente dai monaci o dalle suore con l’aiuto di conversi e servitori laici.

La rappresentazione dell’HORTUS CONCLUSUS nel Castello di Vignola

Esaminiamo ora con attenzione una rappresentazione di questi splendidi giardini visibile nella cosiddetta Sala del Padiglione dello – stupendamente integro – Castello di Vignola (provincia di Modena, prima metà del XV secolo). Si tratta di un ciclo di affreschi, purtroppo in pessimo stato di conservazione, che ritrae un evento realmente accaduto: le nozze tra il feudatario Ambrogio Contrari e Battistina Campofregoso celebrate nel 1461.

Sulla parete principale gli sposi sono ritratti sotto un padiglione di tessuto preziosamente ricamato, i cui lembi appaiono sollevati per consentire la visione del giardino. Sulla parete adiacente la scena è invece dominata proprio dal giardino, superbamente adornato da un tempietto di ordine corinzio accanto al quale si intravvedono, ormai molto sbiadite, aiuole piene di piante fiorite e cespugli ben potati. Lo spazio è circondato da un alto muro con merli ghibellini, anch’essi riccamente decorati con motivi floreali.

Questi affreschi ci trasmettono dunque parecchie informazioni: anzitutto che nel tardo Medioevo i giardini fungevano realmente da ambientazione per eventi politici e sociali di grandissima importanza, e inoltre che si tratta di uno spazio realmente esistente, il giardino pensile del castello, di cui si conservano tuttora le strutture architettoniche.

Particolarmente notevoli sono infine le decorazioni floreali dei merli ghibellini, che hanno trovato un preciso riscontro nella realtà: nella merlatura (ghibellina e ormai tamponata) di una delle torri del castello si conservano infatti vistose tracce di un motivo a melagrane dipinto a fresco secco su una semplice scialbatura di latte di calce; sia le foglie che i frutti, molto stilizzati, appaiono delineati da veloci pennellate rispettivamente verdi e rosse.

Una ricostruzione filologica: l’ORTO MEDIEVALE di Castello di Serravalle

Ma cosa si coltivava in questi giardini? Ce lo dice la splendida e fedelissima ricostruzione di un orto medievale nel borgo di Castello di Serravalle (Bologna).

Le verdure, con l’ovvia eccezione di pomodori e patate, sono quelle tuttora visibili nei nostri orti domestici: aglio, cavolo, zucca, carote, sedano, porri, cipolle e vari tipi di insalata e verdure da foglie. Non mancavano ovviamente i legumi come fave, ceci, piselli e fagioli.

Anche il frutteto era molto ricco e poteva comprendere numerose varietà di mele, pere, pesche, prugne, sorbe, ciliege, noci, nocciole e ovviamente le melagrane, a cui veniva attribuita una ricchissima simbologia. Immancabile infine la vite, coltivata generalmente a spalliera o pergolato.

Tra le piante aromatiche e officinali, già menzionate nella pianta dell’abbazia di San Gallo (IX secolo), troviamo invece salvia, ruta, finocchio, menta, cumino, papavero, assenzio, altea, camomilla, prezzemolo, rosmarino, malva e lavanda.

Per le recinzioni – dalla duplice funzione di ornamento e protezione delle colture dagli animali vaganti – si usavano siepi di bosso e tasso o barriere ottenute intrecciando fittamente rami di salice, giunco o nocciolo.

Le piante da fiore più apprezzate erano infine alcune antiche varietà di rose del gruppo Alba, più piccole e meno colorate di quelle attuali, i giaggioli e ovviamente i gigli, considerati il fiore nobile per eccellenza.


Per ulteriori approfondimenti sulla simbologia del giardino medievale si veda l’articolo Hortus conclusus visibile a questo link, da cui sono tratte anche le due miniature.

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