I portici di Bologna

Il centro storico di Bologna è famoso per i suoi portici, lunghi in totale ben 36 chilometri. Eppure pochi sanno che alcuni di questi sono dei veri e propri fossili viventi dell’architettura in quanto documentazione diretta, rara e preziosa dei sistemi costruttivi medievali.

Come nascono i portici di Bologna

Ma nel Medioevo com’erano effettivamente le case del popolo minuto?

Un’ottima idea ce la forniscono alcune testimonianze iconografiche piuttosto note, tra cui ad esempio i cicli trecenteschi del Buono e del Cattivo Governo affrescati da Ambrogio Lorenzetti Palazzo Pubblico di Siena. Le case sono piccole, con strette facciate a più piani costellati di sporti, tettoie e ballatoi sorretti da saettoni, cioè grossi elementi lignei infissi diagonalmente nella muratura. Predomina il legno sia nelle strutture portanti di solai e coperture sia per la costruzione di sporti o interi edifici. La tecnica costruttiva più ricorrente è l’opus craticium, che prevede un telaio di legno formato da montanti verticali, traversi orizzontali ed elementi diagonali di irrigidimento successivamente tamponato con vari materiali come legno, mattoni o stuoie di canniccio intonacato.

Tuttavia questo sistema è estremamente vulnerabile agli incendi, vero e proprio flagello delle città medievali. Le autorità di molti Comuni si affrettarono quindi a imporre l’uso di pietra e mattoni o a intimare la demolizione degli sporti, che rendendo le strade ancora più strette favorivano la propagazione degli incendi.
A Bologna si assistette invece al fenomeno opposto, perché la città si trovava in un territorio pianeggiante e nel XIII secolo la larghezza delle strade non era (ancora) un problema. Ci si accorse anzi che gli sporti erano molto utili per riparare i passanti dalle intemperie e recuperare spazio per i piani più alti. Si diffusero quindi i portici, già noti e attestati in molte città romane: anche il traffico migliorò notevolmente, perché i pedoni potevano circolare e i mercanti esporre le proprie mercanzie senza essere travolti o intralciare la circolazione dei carri. Il Comune nel 1288 prese dunque atto di questo fenomeno, imponendo che tutte le nuove case venissero dotate di portico.

Portici in legno: tipologie e caratteristiche costruttive

Ma che aspetto avevano questi antichi portici bolognesi?

Gli esemplari più antichi tuttora esistenti risalgono al XIII secolo e sono costruiti secondo una tecnica molto raffinata che dimostra una conoscenza perfetta del legno.

Le caratteristiche principali sono:
montanti verticali molto snelli alti uno o due piani, con sezione grosso modo quadrata e lavorazione artigianale ad ascia;
– terminali degli elementi verticali rinforzati da due saettoni obliqui per ridurre la luce della trabeazione sovrastante e irrigidire i pilastri;
– alcune porzioni della trave di bordo del solaio sovrastante (in pratica il “soffitto” del portico) raddoppiate da grossi elementi lignei, detti dormienti, per  ripartire meglio i carichi;
fondazioni su plinti o muretti in mattoni, calcare o selenite per evitare che l’umidità del terreno facesse marcire la base dei pilastri.
Nei modelli più recenti i montanti verticali in legno sono invece sostituiti da pilastri o colonne di pietra o mattoni decisamente più tozzi: l’unica porzione rimanente dell’originaria struttura lignea è perciò la trave di bordo su cui poggiano il solaio e la facciata dei piani superiori.
Questa parete, direttamente impostata sulla trave di bordo, è di solito formata da una semplice muratura di mattoni pieni a una o due teste, ma in origine era probabilmente costruita con la tecnica dell’opus craticium.


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