Capichiave a paletto della Liguria
Abbiamo già visto in numerosi post che i tiranti con capichiave a paletto erano molto diffusi nell’edilizia storica, sia come presidio antisismico tradizionale, sia come espediente per contenere il fuori piombo delle facciate o le spinte orizzontali di archi e volte.
Abbiamo anche visto che, poiché il ferro era un materiale molto prezioso, si cercava di economizzarlo ad esempio costruendo chiavarde e capichiave in legno come avveniva nell’edilizia rurale delle zone più marginali dell’Appennino modenese.
Recentemente, durante una visita ad alcuni paesi della Liguria (per la precisione Albenga vicino a Savona e ) ho notato una soluzione particolarmente ingegnosa di cui voglio dare testimonianza: si tratta di capichiave a paletto che uniscono in un unico pezzo il paletto vero e proprio e il secondo paletto o il cavicchio di fissaggio.
Questo è possibile grazie alla forma particolare dell’elemento, troncoconica e con una vistosa protuberanza a circa metà (Foto 1 e 2); 1/3 (Foto 3) o 1/4 della lunghezza (Foto 4). Gli esemplari più raffinati si caratterizzano invece per l’elegante profilo curvilineo dell’estremità superiore (Foto 5). I vantaggi consistono nel risparmio di materiale, perché il ferro necessario a forgiare questo particolare capochiave è ovviamente minore di quello richiesto per un normale paletto con contropaletto o cavicchio di fissaggio, nel risparmio di tempo durante il montaggio e in un aspetto estetico più ricercato. Tuttavia la forgiatura risultava decisamente più laboriosa e richiedeva maggiore esperienza da parte del fabbro.
Il montaggio della catena era leggermente diverso da quello di un comune capochiave a paletto e prevedeva le fasi seguenti:
1) inserimento della catena ancora non tesa nel suo alloggiamento
2) inserimento in uno dei due occhielli alle estremità del primo capochiave, anch’esso dotato di protuberanza
3) riscaldamento dell’estremità della catena destinata a ricevere il secondo capochiave
4) infissione a forza del secondo capochiave
5) raffreddamento della catena, con conseguente messa in trazione dovuta al serraggio del secondo capochiave.
Tuttavia quando la catena si allentava talvolta, anziché rinserrare il primo paletto si preferiva inserire un secondo cavicchio di ferro (Foto 6), come si nota in un edificio in cui il capochiave è stato anche parzialmente inglobato nella muratura (Foto 7).
Questi ingegnosi paletti sono in uso da vari secoli, come dimostrano alcuni esempi di capichiave ricoperti di intonaco (Foto 8) o perfino da marcapiani modanati (Foto 9 e 10).