Una CHIESA BAROCCA PUGLIESE: San Domenico a Rutigliano
È piuttosto raro trovare chiese storiche completamente integre, cioè che – oltre alla decorazione architettonica vera e propria (pavimenti, stucchi, affreschi, controsoffitti, statue e vetrate) – conservino almeno una parte degli arredi lignei originali, soprattutto a causa dei saccheggi delle armate napoleoniche nei primi anni dell’800 o della soppressione di molte confraternite, enti ecclesiastici e ordini religiosi dopo l’unità d’Italia. In seguito alla secolarizzazione forzata molti arredi e opere d’arte vennero infatti requisiti e trasferiti nei musei o venduti a privati, disperdendo un patrimonio minore ma estremamente ricco. Tuttavia in alcuni casi questo non è successo e possiamo farci un’idea di come potesse apparire una chiesa due o tre secoli fa.
La chiesa di San Domenico a Rutigliano
La chiesa di San Domenico a Rutigliano – una cittadina di origine medievale in provincia di Bari – fu consacrata il 24 maggio 1609 come parte di un convento di frati domenicani voluto da Francesco Giovanni Scivara, capitano della guarnigione del principe di Sulmona. Fu pesantemente rimaneggiata una prima volta intorno alla metà del ‘700 e abbellita ulteriormente nel 1865.
Nel 2013 è stata restaurata completamente.
La sua struttura è molto semplice, ad aula unica con tre cappelle laterali per ciascun lato (Foto 1), secondo una soluzione planimetrica molto comune nelle chiese della Controriforma.
La copertura, divisa in più campate, è con volte a vela, a crociera o padiglione.
Alla prima fase costruttiva appartengono probabilmente la facciata, molto semplice e incompleta ma con un grazioso portale tardo manierista in pietra bianca; una finta finestra con vetri piombati di esecuzione piuttosto rozza (Foto 2) e un piccolo lacerto di affresco con drappi e girali dorati che riproduce probabilmente le decorazioni effimere con festoni vegetali, sculture in legno e stoffe preziose allestite in occasione delle festività più solenni (Foto 3).
La decorazione architettonica
L’aspetto attuale dell’interno, con una bella decorazione di stucchi bianchi su fondo azzurrino, risale molto probabilmente alla fase costruttiva del ‘700: i colori pastello e in particolare le sfumature di verde e azzurro – chiamate sui documenti coevi verdino, celeste e color aria – sono infatti tipiche di questo periodo.
Particolarmente notevoli sono:
– L’altare maggiore (Foto 4) dominato da una composizione centrale con una nicchia per l’immagine sacra (attualmente una Madonna col Bambino) circondata da un trionfo di angeli, putti e raggi di luce, a sua volta incorniciata da un timpano triangolare sostenuto da quattro lesene corinzie (due per lato). La trabeazione è ulteriormente arricchita da sottili festoni di stucco, mentre nel frontone campeggia una colomba (simbolo dello Spirito Santo) all’interno di un medaglione dorato con raggi. Sul fastigio del timpano è invece posta una corona dorata sorretta da due putti, un chiaro simbolo mariano (l’ordine domenicano era infatti particolarmente devoto alla Madonna, al punto da introdurre su larga scala la pratica del rosario).
– La volta a vela della campata centrale, in realtà più simile a una vera e propria cupoletta grazie alla presenza di una piccola lanterna, con una semplice decorazione di stucco bianco su sfondo azzurro: nei quattro pennacchi alcuni serti floreali che sembrano racchiudere piccole finestre ovali con inferriata aperte su un cielo azzurro (Foto 5); mentre nella volta vera e propria otto spicchi con piccoli putti e decorazioni a ventaglio scanditi da finti costoloni modanati (Foto 6). Anche i pilastri e gli arconi che sorreggono la volta e separano le campate sono decorati da semplici specchiature e fasce azzurre (Foto 7).
– Il pavimento in piastrelle di maiolica policroma, una soluzione abbastanza diffusa nelle chiese settecentesche del Barese. Questo esemplare, conservato solo nelle cappelle del lato sinistro e con vistose tracce di usura per calpestio, è costituito da uno sfondo di piastrelle con decorazioni geometriche a cuneo; bordure perimetrali con un motivo di cubi prospettici bianchi, blu e marroni (Foto 8); piccoli pannelli formati da quattro piastrelle con decorazioni floreali (Foto 9) e infine ulteriori pannelli più ampi con decorazioni geometriche circondate da una semplice greca.
Alla fase più recente appartiene invece la decorazione della terza cappella a sinistra (la più vicina all’altare maggiore) in stile neogotico con influenze arabeggianti, pienamente inseribile nei revival medievali della seconda metà del XIX secolo.
I colori, forse per non creare dissonanze con il resto della decorazione, sono però gli stessi delle preesistenze barocche: stucchi bianchi con piccoli tocchi di nero e celeste.
La decorazione comprende:
– nella parte più bassa delle pareti una serie di archi con intradosso a sesto acuto o polilobato ed estradosso lanceolato sovrastati da una finta loggetta di archetti polilobati (Foto 10 e 11);
– nella parte sommitale delle pareti un fregio formato dall’intreccio di una serie di archi a sesto acuto e nicchie polilobate tipicamente moresche con decorazioni vegetali (Foto 10 e 11);
– al centro della volta a padiglione un ampio pannello rettangolare con un’intricata cornice di palmette racchiuse da archi lanceolati intrecciati e una specchiatura centrale con motivi vegetali (Foto 12).
Gli arredi lignei
L’elemento forse più notevole dell’intera chiesa sono però gli arredi lignei, molto importanti per il loro pregio artistico, l’importanza documentale e l’ottimo stato di conservazione.
Si tratta di tre altari laterali e la porta interna (bussola) con sovrastante cantoria.
La bussola-cantoria
La bussola-cantoria un elemento funzionale e costruttivo abbastanza comune nelle chiese barocche pugliesi: ne troviamo splendidi esempi in Santa Maria della Colonna e San Nicola sempre a Rutigliano o in San Pietro a Putignano.
Le sue funzioni sono essenzialmente tre:
1) creare uno spazio filtro tra il portone esterno della chiesa e l’aula vera e propria, molto utile soprattutto nei giorni di pioggia per non insudiciare l’interno che originariamente doveva presentare un pavimento di maiolica analogo a quello tuttora esistente;
2) ospitare l’organo e il coro per l’accompagnamento musicale delle funzioni solenni;
3) impreziosire la controfacciata con una struttura di grande impatto visivo ma meno costosa di una decorazione in stucco o marmo.
Sia gli altari che la bussola-cantoria sono contemporanei tra loro e probabilmente anche alla fase costruttiva settecentesca, come prova la loro decorazione con un finto marmo puramente convenzionale di un azzurro più scuro rispetto alla decorazione architettonica, ma comunque in tono su tono con essa.
La struttura della bussola-cantoria è piuttosto semplice (Foto 13): la bussola vera e propria funge infatti da sostegno per una trave su cui è inchiodato un tavolato in legno che costituisce l’impalcato praticabile della cantoria. Un’elaborata balaustra di tavoloni alternativamente concava e convessa completa l’insieme (Foto 14 e 15). Nella bussola sono ricavate tre porte: quella centrale a due battenti (Foto 16) e due laterali a un’anta (Foto 17).
L’intera struttura presenta una ricca decorazione pittorica che comprende una serie di quadretti figurativi così ripartiti:
– Nella balaustra della cantoria immagini di santi, tra cui Sant’Andrea, San Matteo, San Giacomo, San Pietro e San Simone (Foto 14 e 15);
– Al centro della balaustra della cantoria un’elaborata versione dello stemma dell’ordine domenicano (la stilizzazione del tipico mantello nero dei frati, la corona con il giglio e la palma del martirio, la stella a otto punte e un cane con in bocca una torcia sul globo terrestre) a cui sono aggiunti gli attributi di alcuni santi, per la precisione le chiavi di San Pietro sul lato destro e una specie di altare a sinistra (Foto 18);
– Sulla bussola vera e propria e sui battenti delle ante, sia internamente che esternamente, scene di paesaggio purtroppo leggibili con difficoltà (Foto 16, 17, 19, 20, 21 e 22).
Queste immagini si caratterizzano per uno stile abbastanza ingenuo e popolaresco, che tuttavia ritrae gli elementi della campagna con minuziosa accuratezza.
Gli altari laterali
Nelle chiese della controriforma gli altari secondari laterali avevano una funzione liturgica molto importante, legata soprattutto alla celebrazione di messe in suffragio del defunto e al culto dei santi.
Nella chiesa di San Domenico troviamo ben tre altari di questo tipo, interamente in legno e di aspetto diverso.
Il primo altare incornicia un quadro con l’immagine di San Domenico e Santa Caterina da Siena in preghiera ai piedi della Madonna (Foto 22). Molto significativo è un cartiglio al centro della trabeazione con la scritta 1760, che ci consente di datare con ragionevole accuratezza la seconda fase costruttiva. La decorazione comprende lesene, volute riccamente intagliate e dorate (Foto 23) e il consueto finto marmo stilizzato (Foto 24).
Il secondo altare, dedicato a San Domenico, presenta invece un complesso partito architettonico dominato da due colonne composite con una decorazione di tralci di vite e un timpano curvo diviso in due metà (Foto 25). La tela centrale presenta invece l’immagine del santo sotto forma di arazzo sostenuto dalla Madonna e due sante, contornato da numerose scenette con i miracoli di San Domenico completi di una sintetica didascalia (Foto 26).
Il terzo altare (Foto 27 e 28), con le statue in legno policromo di San Pietro e San Paolo, elaborate colonne tortili e quattro piccoli putti, è dedicato alla Madonna: il quadro centrale contiene infatti la Madonna con Bambino seduta in trono attorniata da santi (tra cui San Domenico inginocchiato) e una cornice con le scene della vita di Cristo.
Al centro del timpano di tutti gli altari si trova una colomba che simboleggia lo Spirito Santo. Quelli di San Domenico e della Madonna testimoniano anche la loro funzione di vero e proprio catechismo dei poveri: le scenette della vita di cristo e dei miracoli di San Domenico contribuivano infatti in maniera sostanziale all’istruzione religiosa dei ceti inferiori, che difficilmente avevano accesso a libri di preghiere o a soggetto agiografico, e testimoniano una devozione popolare assai viva e sentita.
Il loro stile, spiccatamente popolaresco e identico a quello degli ex voto coevi, è un indizio praticamente certo della realizzazione dovuta ad artisti locali.