BACILI DI MAIOLICA nel romanico pisano

I bacini di maiolica policroma ornano il coronamento della facciata principale della chiesa di San Sisto a Pisa. Foto di Alessandro Ticci

Il romanico pisano è la particolare varietà di questo stile che si sviluppò nel territorio della Repubblica di Pisa tra la fine del XI e la prima metà del XIII secolo.

Si differenzia dalle altre varietà del romanico per la coesistenza di numerosi elementi di ispirazione islamica o “barbarica” (cioè appartenenti al repertorio iconografico delle popolazioni del nord Europa), frutto dei notevoli traffici commerciali con moltissime popolazioni, con la tipica bicromia dell’architettura toscana medievale.

Il risultato è una ricchezza materica, cromatica e decorativa decisamente esuberante, che associa alcuni tipici elementi architettonici come i contrafforti e i coronamenti con archetti a tutto sesto ad elaborate tarsie di marmi policromi con disegni geometrici o fitomorfi, cotti ornamentali e bacini decorativi in maiolica o ceramica invetriata.

Proprio questi ultimi testimoniano la tipica usanza romanica di riutilizzare a fini strutturali e decorativi parti di edifici preesistenti (ad esempio lastre di marmo, colonne e capitelli di edifici romani ormai abbandonati) o anche oggetti d’uso quotidiano. Questi bacini non sono stati infatti creati come decorazioni architettoniche, ma sono raffinati oggetti da mensa importati dal nord Africa o dal medio Oriente: si tratta dunque di catini, piatti e ciotole utilizzate per la mescita dei liquidi, la presentazione delle vivande sulla tavola o l’uso inviduale nei banchetti.

Il repertorio iconografico è molto vario e comprende essenzialmente:
– bacini tendenzialmente in tinta unita a fondo verde con motivi geometrici graffiti (Foto 1);
– maioliche policrome con decorazioni geometriche e fitomorfe (Foto 2);
– bacini a sfondo bianco con animali stilizzati delineati da rapidi tratteggi marroni (Foto 3 e 4), neri (Foto 5) o azzurri (Foto 6 e 7);
– decorazioni prettamente geometriche su sfondo bianco (Foto 8, 9 e 10) o verde (Foto 11);
– disegni a volute che richiamano simboli come svastiche e ruote solari (Foto 12, 13, 14 e 15) ;
– meandri e volute probabilmente ispirate alle scritte arabe (Foto 16).

La tecnica di esecuzione è la ceramica smaltata in cobalto e manganese, con i decori nei tipici colori blu, verde e marrone e su sfondo tendenzialmente bianco tipici della maiolica altomedievale.

I bacini venivano generalmente disposti:
– in posizione isolata nel timpano delle bifore (Foto 3);
– sopra i contrafforti che sostengono le arcate cieche nel basamento delle facciate principali (chiesa di San Zeno);
– in lunghe sequenze orizzontali sopra o sotto i tipici coronamenti formati da sequenze di archetti a tutto sesto: è una soluzione particolarmente utilizzata per abbellire la porzione sommitale delle facciate laterali (Foto 1) o principali (Foto 17), come si nota ad esempio nella chiesa di San Sisto;
– in sequenze verticali a incorniciare i grandi finestroni della facciata principale (Foto 18) come nella chiesa di Santa Cecilia;
– in alcuni casi secondo un preciso motivo ornamentale: la facciata principale del Duomo di San Miniato era infatti originariamente decorata con ben 31 bacini di maiolica, attualmente sostituiti da copie, disposti a gruppi nelle porzioni sommitali (Foto 19) e attorno all’originario finestrone circolare ornato da una ghiera in cotto con un motivo di rosette stilizzate.

Bacini di maiolica disposti intorno all’originario finestrone della facciata principale del Duomo di San Miniato (Pisa). Foto di Alessandro Ticci

La sequenza era spesso casuale, perché gli esempi conservati mostrano una scarsa attenzione per l’alternanza regolare in base al colore, alle dimensioni e al disegno di ogni singolo bacino.

Si nota anche una vera e propria evoluzione nell’uso dei bacini ornamentali, che – parallelamente alla codificazione degli stilemi propri del romanico pisano – definisce le regole per il loro armonioso inserimento nella decorazione di facciata. Il punto di partenza è probabilmente la chiesa di San Zeno, forse il più antico esempio di romanico pisano: la facciata mostra già (seppure in forma rozza e irregolare) le inconfondibili losanghe concentriche in lieve sottosquadro, archi ciechi, contrafforti e gli incavi per numerosi bacini di maiolica (Foto 20cerchi gialli), di cui alcuni ancora conservati, disposti in modo asimmetrico ma con un chiaro intento ornamentale.

I bacini venivano generalmente fissati con malta di calce in appositi incavi ricavati:
– intagliando accuratamente la pietra o il laterizio se il loro inserimento era previsto fin dalla costruzione dell’edificio, come avviene ad esempio nella chiesa di San Sisto (Foto 1 e 21);
– tramite uno scasso con rottura della muratura quando si rimaneggiava un edificio preesistente.

Anche se in molti edifici la maggior parte dei bacini risulta purtroppo perduta in seguito a rottura o asportazione nel corso dei secoli, è possibile intuire il loro numero e disposizione dalla posizione degli alloggiamenti. In altri casi i bacini, fortunatamente conservati, sono stati sostituiti da copie e sono attualmente esposti nei musei.


Le Foto 1, 3, 17, 18, 19, 20 e 21 e quelle nel corpo del post sono di Alessandro Ticci, che ringrazio di cuore.

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