Visita guidata alla ROCCA DI VIGNOLA
Dopo il primo video in cui spiegavo una stanza medievale di Palazzo Davanzati, eccovi il reportage (realizzato da Claudio Govoni di Bologna, che ringrazio) della visita alla Rocca di Vignola (Modena), risalente ai primi anni del ‘400 e perfettamente conservata. La foto in apertura dell’articolo è invece di Alessandro Ticci.
Di seguito, la trascrizione integrale del video che – a causa del rimbombo negli interni – in alcune parti risulta purtroppo difficilmente comprensibile.
Il rivellino
Qui, c’era un fregio di foglie di quercia, che si intravvede ancora. Il fregio era compreso tra due righe rosse e qua si vedono molto bene ancora le foglie, nel classico stile tardomedievale con campiture di tinte piatte e scontornature nere. Ma la cosa molto interessante è che avvicinandosi alla superficie si vedono queste strisciate orizzontali: queste sono le tracce di un trattamento protettivo fatto probabilmente con olio di lino, e toccando la superficie questo non sembra un affresco ma sembra una pittura a calce, quindi fatta quando l’intonaco era già secco. E anche qui si vede bene: erano dei rami con un intreccio così… probabilmente due rami intrecciati.
Lassù ci sono delle tracce di una finta tappezzeria a cubi prospettici. Se ne vede una versione uguale a questa, proprio anche nei colori bianco, rosso e verde, perfettamente conservata, in una casa del borgo di Spilimbergo in provincia di Pordenone.
Il cortile
Quella lassù era l’insegna dei padroni di casa: quel motivo a losanghe, che in araldica se non mi ricordo male di chiama “fusato”, era lo stemma dei Contrari. A lato invece quelle due aquile sono lo stemma degli Este, perché i Contrari erano praticamente vassalli e amici degli Este. Anche fuori, nella bandiera all’ingresso, lo stemma era un inquartato Este-Contrari.
Un cotto ornamentale con tutto stemma Este. Questo è un cotto ornamentale quattrocentesco pazzesco.
– Per quale motivo?
Per la finezza.
Le sale inferiori
Allora, qui siamo nel regno delle finte tappezzerie e dell’araldica. Questa è la Sala degli Anelli, perché sulle pareti è presente questa bellissima finta tappezzeria con coppie… con gruppi di tre anelli intrecciati fra loro. Purtroppo i colori si sono conservati male, perché questa stanza era tutta imbiancata a calce, ma nella parte alta si vede molto bene che gli anelli erano uno bianco, uno verde – se non mi ricordo male – e uno giallo, o meglio dorato, qua si vede molto bene. [N.B. – In realtà si tratta di un mio errore, perché i colori degli Este, e i colori degli anelli visibili nel video sono bianco, verde e rosso. Probabilmente era dorata le gemma di ciascun anello], Questi sono i colori degli Estensi e questa è un’insegna estense, tant’è che – se voi andate al Palio di Ferrara – c’è una contrada, la contrada di San Benedetto – che ha come stemma proprio l’anello: quello è uno, e questa [insegna] ne ha tre. Questo testimonia ancora una volta l’amicizia tra gli Este e i Contrari. Sul soffitto vediamo addirittura delle insegne proprio estensi, se non ricordo male: il Pardo con il WORBAS, che era una delle imprese degli Este.
Allora chiariamo la differenza tra impresa e stemma. Lo stemma è quello di famiglia, lo stemma quattrocentesco degli Este era l’aquila bianca… d’argento in campo azzurro. Le imprese invece sono degli elementi simbolici che possono essere usati anche da singoli personaggi all’interno di una famiglia. Per esempio gli Este avevano tante imprese perché per esempio un signore, un duca, poteva utilizzare un’impresa quando scendeva in torneo, poteva utilizzare un’altra impresa per commemorare eventi particolari, eccetera.
Qui possiamo vedere anche una metodologia di restauro, che è il restauro per analogia: praticamente questa insegna: vedi che è fatta di un colore… praticamente in bianco e nero. Questa è una parte rifatta. Questa è tutta una parte rifatta: le porzioni originali le riconosci perché sono a colori, per esempio la parte lassù, tutta la volta.
Questa è una stanza tipicamente medievale, con un basamento e poi la finta tappezzeria: adesso qui ne vedremo altre bellissime.
Palazzo nobile: volta. Questa è una volta strutturale: le volte tipicamente gotiche hanno questi bellissimi costoloni. Ovviamente volta a crociera, le forze si scaricano sugli angoli, quindi le pareti sostanzialmente sono scariche. E infatti qui possiamo vedere… qui abbiamo una parete molto sottile… sottile per gli standard medievali ovviamente, perché lo spessore di una parete portante medievale è questo.
Anche qui, tipica decorazione da stanza di rappresentanza medievale, quindi alle pareti e al soffitto finte tappezzeria, costoloni sottolineati da decorazioni geometriche, stemmi nei quattro campi della volta.
Gli stemmi possiamo vedere: qui e là lo stemma degli Este, appunto l’aquila bianca in campo azzurro, e negli altri due campi lo stemma Contrari, così come attestato dopo che i Contrari vennero a stare qui a Vignola: quindi è un inquartato Contrari-Este.
Le lettere sono relative nello stemma… queste “U” nella porzione dei Contrari al conte Uguccione Contrari e nella porzione degli Este a un… al conte Nicolò d’Este. Questo l’ho letto nel pannello eh! Voglio essere onesta.
Qui c’era il camino, come si vede da questa “toppa” diciamo… a forma di… cappa di camino, non so come spiegarlo. E si vede molto bene anche la tecnica di restauro. Il bello è che adesso il restauro andrà restaurato, perché si sta degradando: questi sono probabilmente restauri degli anni ’20 o ’30.
E qui notiamo due imprese parallele, gemelle, degli Este e dei Contrari. Allora questa è un’impresa degli Este: questo è il famoso WORBAS degli Este, il leone con questo motto. E questo invece è dei Contrari: un Pardo al guinzaglio con un motto che… non mi ricordo qual è.
Il piano nobile e le torri
Ok. Secondo te perché le pareti sono nude fino al piano dell’imposta delle volte e sopra sono affrescate?
– Potevano esserci degli arazzi o dei teli, sotto?
Ok.
Questo con lo stemma dei Contrari. Una decorazione effimera ma non tappezzeria, e te ne accordi perché vedi che non hai… i serti non hanno il dispositivo di fissaggio, però lo scudo si, al serto.
– Dove?
Qui.
– Ah, giusto giusto, sì.
Vedi quei disegni lì? Noi dopo li vedremo dal vivo. Quindi quello spazio lì…
– Ok.
…si vede dalla finestra: vai alla finestra dell’altra sala e lo vedi.
[Due cose] interessanti: primo, queste simpatiche botoline qua… che ti lascio facilmente immaginare a cosa servivano.
– Ma tu ce lo dirai a beneficio del nostro pubblico che al momento ancora non abbiamo e forse avremo.
Quando arrivavano i soldati sotto, gli arcieri si mettevano qui e potevano tirare frecce, pietre, acqua bollente… olio bollente di solito no, perché l’olio costava: quindi era prezioso, lo usavano per le lampade.
– Ok, quindi sono delle caditoie.
Esatto. Un’altra cosa molto interessante sono queste feritoie qua: queste sono da arciere o balestriere.
– Ok.
Ma la cosa più interessante, se ricordate la sala del… con la rappresentazione del giardino dove si vedevano i disegni sui merli… Eccoli qua! Ne sono rimasti dei lacerti, naturalmente, ma abbiamo un bellissimo fregio di melagrane. Lì per esempio si vede molto bene. Fatto sempre con la pittura a calce, quindi non era un affresco.
– Ok.
Scialbatura di calce, via di pennello e…
– E pittura…
…E pittura. Però è impressionante vedere la corrispondenza tra l’affresco giù con la rappresentazione e il riscontro nella realtà.
Un pezzo di decorazione che… di cui abbiamo visto le tavole ricostruttive prima.
Che cosa si vede? In alto, una cornice a tortiglione… si vede – ovviamente ci vuole un po’ di occhio per capirla. Rosa, quindi questa simulava un bassorilievo di cotto. Sotto, una modanatura e sotto ancora un’altra… una seconda modanatura rosso scuro: quindi questa era in sottosquadro. E sotto ancora delle tracce di rosso… qui… Probabilmente una specchiatura, una semplice specchiatura rossa. Quindi un classico partito architettonico da inizio ‘400.
– Ok, altro pezzo di decorazione.
Peccato che è leggibile molto molto a fatica.
Questa stanza ha una decorazione molto curiosa. Secondo quello che dice il pannello, qui venivano rinchiuse le donne accusate di qualche reato, quindi diciamo adulterio, stregoneria e furto, soprattutto. Ma la cosa impressionante è la decorazione sulle pareti che dev’essere stata fatta da qualche prigioniero o prigioniera. Sono degli stemmi stilizzati fatti probabilmente col carbone e dell’ocra, ma si nota anche una certa cura nell’esecuzione. Si… purtroppo gli stemmi non sono riconoscibili ma si riconoscono alcuni tipici elementi araldici come la corona, e qui dei cimieri. Questo addirittura sembrerebbe uno stemma Medici perché sono sei palle. Anche questo stemma qui è abbastanza riconoscibile: io purtroppo non sono un’araldista quindi non saprei spiegare. Anche questo: sono chiaramente molto stilizzati, però secondo me con uno studio si riuscirebbe a capirne di più, ma è veramente comunque interessante.
Per maggiori approfondimenti si veda Stemmi e imprese della Rocca di Vignola, a cura di Giuseppe Trenti, Achille Lodovisi e Debora Dameri.