La VILLETTA COLOR EVIDENZIATORE (cit. Beppe Severgnini)

L’Italia è piena di panorami mozzafiato: paesaggi in cui natura, architettura e storia si fondono alla perfezione… finché non noti lei, la villetta color evidenziatore che stride violentemente con l’ambiente circostante.

Spesso la villetta color evidenziatore fa parte di una nuovissima lottizzazione; altre volte si tratta invece di una povera, vecchia casa ritinteggiata. Il fenomeno colpisce indistintamente le abitazioni di campagna e i palazzi di città.

Tuttavia occorre una precisazione doverosa: i colori vivaci sono sempre esistiti nell’architettura tradizionale italiana. Io stessa ne ho trovato traccia analizzando gli intonaci decorati di Siena; nel Settecento erano molto amate le sfumature verdi o azzurre e in molti borghi di pescatori le case sul mare ostentavano vistosissime decorazioni: chi ha visitato i paesi della Liguria capisce perfettamente cosa intendo. Ma gli esempi di questa carrellata sono probabilissime sgrammaticature, completamente avulse dal contesto e capaci di imporsi con decisione nel paesaggio come le due villette della Vallagarina in Trentino che ho fotografato visitando il Castello di Avio.

Passiamo ora la parola a BEPPE SEVERGNINI – già apprezzato recensore dello Scorticatore Gentile – per un’analisi assolutamente lucida e spietata:

Due villette giallo acido e carminio psichedelico nella Vallagarina in Trentino

<<Uno spettro s’aggira per l’Italia: la villetta color evidenziatoreGiallo acido, arancio catarifrangente, verde chirurgicoblu chimico, azzurro dentifricio, carminio psichedelico: sono i colori sintetici che, da qualche tempo, macchiano il paesaggio.

Uno gira l’angolo, si trova davanti un muro abbagliante e pensa: il proprietario ha sbagliato colore! Beh, sì e no. Il colore è stato scelto, e pagato: queste tinte speciali, a base di titanio o nichel, costano il triplo delle tinte normali. La decisione però è avvenuta su un campione di 4 x 4 cm, che ha indotto la signora a squittire «Carino!». Ma l’azzurro dentifricio, esteso sull’intera facciata, diventa inquietante; il carminio psichedelico – versione pop delle antiche case cantoniere – provoca scompensi; l’arancio catarifrangente è adatto solo alle visioni di un ministro ucraino o alle allucinazioni di un calciatore olandese.

Ma ormai è fatta: il padrone di casa deve accettare la realtà. Ogni sera, rientrando, vede il suo evidenziatore immobiliare che si staglia in fondo alla via. Il trauma, d’inverno, viene in qualche modo attenuato: il buio precoce copre infatti l’errore cromatico (l’oscurità è sempre misericordiosa con l’urbanistica). Ma adesso, quando la luce estiva s’abbatte impietosa sui muri, è dura. Le rondini sceglieranno altri ripari, il postino si presenterà con gli occhiali da sole: ma il proprietario deve tornare nella sua villetta eversiva, ed espiare ogni giorno la sua pena>>.


Il passo è tratto da La testa degli Italiani, un libro del 2005 in cui Severgnini spiega l’Italia con i suoi pregi, i difetti e le contraddizioni immaginando di fare da guida a un amico straniero in un viaggio di dieci giorni alla scoperta del Belpaese.

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