Archi in pietra e mattoni: alcuni ANTICHI ERRORI COSTRUTTIVI
I costruttori del passato avevano già perfettamente intuito il comportamento statico di un arco e perciò adottavano spesso alcuni accorgimenti per cercare di prevenire i dissesti più ricorrenti come la rottura a taglio con scorrimento dei conci verso il basso o quella a flessione con formazione di cerniere plastiche.
In alcuni casi tuttavia si notano gravi errori costruttivi, che esamineremo in questo post.
Archi in pietre conce con giunto in chiave
In alcuni archi medievali di due castelli del Trentino sono visibili degli errori costruttivi in grado di favorire l’innesco di una rottura a flessione con formazione della tipica cerniera plastica, che si manifesta con una lesione all’intradosso della chiave.
In un arco a tutto sesto di Castel Beseno (Trento) formato da cinque conci di pietra bianca, il concio centrale è stato decorato con profondo intaglio proprio in corrispondenza della chiave (Foto 1), vanificando la costruzione a regola d’arte e facilitandone la rottura, che tuttavia non è avvenuta.
Ben più gravi – e sicuramente questa volta dovuti proprio a muratori inesperti – sono invece gli errori in due archi del Castello di Avio rispettivamente a tutto sesto (Foto 2) e a sesto acuto (Foto 3), nei quali il giunto di malta tra due conci adiacenti si trova proprio in corrispondenza della chiave: in questo modo la cerniera plastica potrebbe formarsi assai più facilmente, dovendo vincere la sola resistenza della malta, inferiore a quella della pietra.
Arco senza reni
Molto più curioso è un arco a sesto ellittico senza reni (Foto 4) visibile in un edificio rurale probabilmente ottocentesco della campagna modenese, sicuramente costruito da un contadino inesperto di edilizia. Le reni sono state ottenute con il principio della falsa cupola utilizzata anche nei trulli e nelle tombe a tholos di Micene, che prevede di posizionare ciascun mattone con un lieve aggetto rispetto a quello sottostante. I mattoni sono stati poi tagliati per ottenere il profilo geometrico corretto (Foto 5), mentre uno strato di intonaco regolarizzava il tutto.
La porzioni intermedie sono invece costruite normalmente e hanno uno spessore di due teste di mattoni (Foto 6 – campitura viola). Vicino alle reni a falsa cupola (Foto 6 – campitura gialla) e in corrispondenza della chiave si trovano tre porzioni di raccordo con uno spessore di tre teste di mattoni (Foto 6 – campitura verde): si tratta probabilmente dell’erronea applicazione di una tecnica costruttiva abbastanza diffusa in Toscana, che prevede la costruzione di archetti con le reni più spesse per rinforzare le zone dell’arco più sollecitate (Foto 7).
È stata anche installata una catena per il contenimento delle spinte orizzontali in posizione corretta (Foto 6 – campitura blu), ma non è possibile capire se contemporaneamente alla costruzione dell’arco oppure in un secondo tempo. In questo elemento strutturale convivono quindi errori e pratiche di ben costruire.
Dal punto di vista statico e costruttivo l’intero arco risulta però inadeguato, come dimostra la presenza di dissesti (Foto 8 e 9):
– una cerniera plastica in corrispondenza della giunzione tra la porzione in chiave – più spessa – e quella mediana più sottile (Foto 6 – linea rossa, 8 – linea rossa, e 10 – linea rossa);
– una lunga lesione (Foto 8 – linea blu) con andamento dapprima verticale, poi inclinato a circa 45° e infine che tende a proseguire il tracciato dell’arco, per poi diventare nuovamente verticale in corrispondenza del piedritto sinistro. In origine si trattava probabilmente di tre lesioni differenti (un mezzo “arco di scarico naturale – Foto 10 – linea gialla – e il risultato dell’insufficienza strutturale delle reni – linee blu e verde) che si sono successivamente collegate con l’aggravarsi del dissesto.
Archi con tessitura disordinata
In altri casi l’errore costruttivo di un arco consiste nell’errata disposizione dei conci lapidei, delle scaglie di pietrame o dei mattoni, che ricorda quella di una piattabanda: gli elementi non sono quindi perpendicolari all’intradosso, ma inclinati verso l’imposta (Foto 11). Anche la chiave è risolta in modo non canonico con scaglie di mattoni e spessi giunti di malta.
Si tratta di una situazione che denota il ricorso a maestranze inesperte ed è piuttosto comune anche in edifici di pregio come i castelli di Bazzano (Bologna – Foto 12) e Levizzano (Castelvetro di Modena – Foto 13 e 14).
Un altro errore costruttivo, simile ma assai più grave, è visibile ad esempio nei sotterranei del Castello di Levizzano, dove un arco in pietrame di fattura estremamente grossolana e forma imprecisa appare inspiegabilmente interrotto proprio in corrispondenza della chiave (Foto 15).
Un caso simile si verifica anche nei sotterranei del cinquecentesco Palazzo Barozzi di Vignola (Modena), in cui si è cercato di regolarizzare una porta ricavata in breccia in una muratura preesistente mediante la costruzione di uno pseudo arco a sesto ribassato (Foto 16), molto irregolare e con alcuni punti caratterizzata da una disposizione dei mattoni del tutto caotica e apparentemente casuale.
Un ultimo errore costruttivo – ad esempio visibile ancora una volta nel Castello di Levizzano – consiste nell’inserire un altro elemento costruttivo come una trave o un capriata interrompendo la continuità di un arco (Foto 17), creando punti di innesco preferenziali per possibili dissesti e causando pericolose concentrazioni di sollecitazioni.
Foto 1 – Castel Beseno (Trentino): arco a tutto sesto formato da 5 conci, con profondo intaglio decorativo che ha indebolito il concio di chiave.
Foto 2 e 3 – Castello di Avio (Trentino): archi a tutto sesto e a sesto acuto con giunto di malta tra due conci proprio in corrispondenza della chiave.
Foto 4 – Arco a sesto ellittico probabilmente ottocentesco in edificio della campagna modenese con le reni costruite con il principio della falsa cupola.
Foto 5 e 6 – Particolare dell’arco della Foto 4. Si notino le reni costruite con il principio della falsa cupola (campitura gialla), le porzioni centrali con spessore di due teste di mattone (campitura viola), la chiave e le porzioni laterali con spessore di tre teste (campitura verde), una cerniera plastica (linea rossa) e la catena in posizione corretta per il contenimento delle spinte orizzontali (campitura blu)
Foto 7 – Archetto a sesto ribassato con le reni più spesse della porzione centrale dell’arco in una casa di Sant’Andra in Percussina (Firenze): probabilmente nell’arco a sesto ellittico questa tecnica è stata mal interpretata.
Foto 8 – Particolare dell’arco della Foto 4. Si notino la cerniera plastica (linea rossa) e una lunga lesione con andamento che cambia spesso direzione (linea blu), probabilmente frutto della fusione di almeno due dissesti preesistenti.
Foto 9 e 10 – Particolare dell’arco della Foto 4. Si notino la cerniera plastica (linea rossa), la lesione con andamento pseudo parabolico che forma un segmento di “arco di scarico naturale” (linea gialla), la lesione che prosegue la forma dell’arco ellittico (linea blu) e infine la lesione verticale nel piedritto a causa degli eccessivi carichi verticali (linea verde).
Foto 11 – Arco di fattura abbastanza accurata nel centro storico di Siena con errore costruttivo consistente nell’errata disposizione dei mattoni, inclinati verso l’imposta, mentre la chiave è risolta in modo non canonico con mattoni tagliati e spessi giunti di malta.
Foto 12 – Arco di fattura grossolana nel Castello di Bazzano (Bologna) con errore costruttivo consistente nell’errata disposizione dei mattoni, inclinati verso l’imposta. Anche la chiave è risolta in modo non canonico con mattoni tagliati e spessi giunti di malta.
Foto 13 e 14 – Arco di fattura grossolana nel Castello di Levizzano (Castelvetro di Modena) con errore costruttivo consistente nell’errata disposizione dei mattoni, inclinati verso l’imposta. Anche la chiave è risolta in modo non canonico con mattoni tagliati e spessi giunti di malta.
Foto 15 – Arco di forma irregolare e fattura molto grossolana con un grave errore costruttivo consistente nell’inspiegabile interruzione proprio in corrispondenza della chiave, visibile nei sotterranei del Castello di Levizzano (Castelvetro di Modena).
Foto 16 – Pseudo arco a sesto ribassato con mattoni accatastati in maniera apparentemente casuale, costruito nel sotterraneo del cinquecentesco Palazzo Barozzi a Vignola (Modena) per cercare di regolarizzare una porta ricavata in una muratura preesistente.
Foto 17 – Errore costruttivo, ad esempio visibile nei sotterranei del Castello di Levizzano (Castelvetro di Modena) consistente nell’aggiunta di un elemento costruttivo che interrompe la continuità di un arco preesistente.
Le Foto 1, 2, 3 e 7 sono state eseguite da Alessandro Ticci, che ringrazio di cuore.