Finta pietra meravigliosa (San Vito al Tagliamento)

Nel mio libro sugli intonaci decorati del centro storico di Siena ho parlato diffusamente degli intonaci a finta pietra, cioè decorati a imitazione di un muro in conci di pietra squadrati. Queste murature erano infatti molto costose, perché i conci di pietra andavano estratti uno per uno dalla cava, trasportati sul cantiere, tagliati e rifiniti da un esperto scalpellino e infine posati da un muratore: tutti artigiani qualificati e ben pagati.

I muri in pietra erano dunque veri e propri status symbol riservati agli edifici di pregio come chiese, conventi, castelli e palazzi gentilizi. Le agiate famiglie borghesi di notai, medici o mercanti dovevano quindi ripiegare su qualcosa di bello e distintivo, ma decisamente più economico: un rivestimento di intonaco.

Solido, economico, facilmente decorabile e sostituibile quando degradato o passato di moda: è così che nascono e si diffondono i curatissimi intonaci medievali e rinascimentali, spesso decorati con motivi geometrici o figurativi di rara bellezza.

L’intonaco di oggi – segnalato dal mio affezionato lettore Riccardo Gioia Mia che mi ha inviato la foto e chiesto di recensirlo [a proposito: grazie grazie e ancora grazie a te per avermi segnalato questa autentica perla!] – si trova nel centro storico di San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone: terra di grandi capolavori architettonici e di intonaci decorati veramente mozzafiato.

Il nostro esemplare è un intonaco a finta pietra, che in questo caso particolare simula un rivestimento di lastre di marmo: tuttavia l’esecuzione, volutamente schematica, non vuole imitare pedissequamente la realtà ma soltanto prenderla come spunto. I conci sono grandi, disposti regolarmente e con giunti sfalsati. Grosse righe orizzontali e verticali di color rosso vivo suggeriscono i giunti di malta. Ogni concio, o meglio lastra, ha ben due nastrini di bordatura, uno bianco e uno nero. I conci, di quattro colori vivaci (rosso, bianco, verde e giallo) sono ulteriormente rifiniti con le venature del marmo e alternati regolarmente secondo un motivo diagonale.

La decorazione comprende anche una tripla bordatura bianca, nera e rossa in corrispondenza degli spigoli laterali dell’edificio, un fregio figurativo nel sottogronda (purtroppo scarsamente leggibile nelle foto) e la decorazione delle finestre originali, ormai tamponate ma perfettamente riconoscibili.

La ghiera dell’arco a tutto sesto è decorata da una semplice linea a zig zag bianca e rossa, un motivo comune soprattutto nel tardo medioevo (XIV-XV secolo); una larga fascia nera con venature a imitazione del marmo e infine da una bordatura rossa simile ai “giunti di malta”. I piedritti mostrano invece tracce di un fregio figurativo probabilmente simile a quello del sottogronda.

L’intonaco, chiaramente restaurato, è in ottimo stato di conservazione e, considerando le trasformazioni subite dal’edificio, straordinariamente integro. La qualità della decorazione, con pochissimi errori di esecuzione, è eccellente.

Basandomi su intonaci simili di Verona, Udine e Spilimbergo posso ipotizzare una datazione rinascimentale, probabilmente della prima metà del Quattrocento.

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