Gli ARCHETTI DI SBATACCHIO, presidi antisismici premoderni
Per offrire il mio contributo alla prevenzione del rischio sismico e alla divulgazione delle corrette procedure di consolidamento e restauro strutturale dell’edilizia tradizionale, vorrei proporre una serie di TRE POST sui PRESIDI ANTISISMICI PREMODERNI.
Il secondo post è dedicato agli ARCHETTI DI SBATACCHIO o ARCHETTI DI CONTRASTO.
Il 26 maggio 1798 a Siena si verificò una forte scossa di terremoto del VII-VIII grado della scala MCS: è probabilmente il terremoto più rovinoso nella storia della città. Molti edifici del centro storico, e in particolare le case di edilizia minore e gli edifici medievali più volte rimaneggiati nei secoli, subirono gravi danni. Nel centro storico si può quindi osservare una serie completa di presidi antisismici tradizionali: molti di questi, i cosiddetti ARCHETTI DI SBATACCHIO sono utilissimi e creano scorci decisamente suggestivi.
Foto 1 – Gli archetti di sbatacchio spesso sostituiscono gli speroni e i contrafforti nelle strade troppo strette. Il loro principio di funzionamento è però diverso, perché si tratta di dispositivi puntuali che collegano le facciate di due edifici antistanti. Spesso disposti su uno o più ordini sovrapposti (come si nota in questa fotografia di un vicolo chiuso accessibile da Piazza Postierla) agiscono in vari modi: 1) contrastano efficacemente le spinte di eventuali archi o volte all’interno degli edifici; 2) ostacolano il ribaltamento dei fronti grazie alla resistenza a compressione della muratura di mattoni e alla spinta orizzontale dell’arco vero e proprio, spesso a sesto ribassato per massimizzare questo effetto; 3) se associati a una o più catene metalliche annegate nella muratura, rendono solidali le travi dei solai o le murature dei due edifici, ripartendo le sollecitazioni sismiche.
Foto 2 – Due ordini sovrapposti di archetti di sbatacchio nel vicolo delle Carrozze.
Foto 3 – Il modello più diffuso è un arco a sesto ribassato a una sola ghiera con spessore di due teste di mattone e sovrastante muratura, fondamentale per impedire l’apertura dell’arco verso l’alto (con conseguente collasso) in caso di oscillazione in “controfase” delle facciate durante un terremoto. Per favorire il deflusso dell’acqua piovana la cimasa è spesso formata da due file di mattoni disposti alla cappuccina.
Foto 4 e 5 – Secondo la regola d’arte, l’arco a sesto ribassato è ammorsato fino alle reni con uno scasso appositamente praticato nella muratura preesistente (cerchio rosso). La muratura sovrastante è invece semplicemente accostata alla facciata, perché il suo compito consiste nell’impedire l’apertura dell’arco verso l’alto durante il terremoto (cerchio verde).
Foto 6 – In alcuni casi, come in questo esempio del vicolo delle Carrozze, l’archetto viene semplicemente appoggiato agli edifici esistenti ed è quindi fornito di piedritti, che fungono da piccoli contrafforti aggiuntivi. È però una soluzione meno efficiente.
Foto 7, 8 e 9 – Talvolta un arco di sbatacchio era sottodimensionato e/o mostrava segni di dissesto: in questi casi lo si consolidava aggiungendo un secondo arco sotto a quello originario. È quanto si nota ad esempio nel vicolo della Manna, dove un arco a sesto ribassato (campitura gialla) è stato consolidato con un secondo arco a sesto acuto (campitura verde), le cui porzioni di imposta fungono anche da contrafforti per gli edifici adiacenti. Si noti anche che l’arco a sesto acuto è stato ammorsato in corrispondenza della chiave con uno scasso nella ghiera dell’arco preesistente (cerchio rosso).
Foto 10 – Talvolta gli archi di sbatacchio assumono un aspetto monumentale, come questo elegante “arco di trionfo” a doppio fornice in via di Città, proprio a ridosso di Piazza del Campo.
Foto 11 – Anche in questo caso un arco di sbatacchio di via Camollia (una delle strade principali di Siena) assume un aspetto monumentale trasformandosi in un ricco portale barocco.