La GAIOLA POMBALINA e la CASA BARACCATA, due sistemi costruttivi antisismici del ‘700

La gabbia pombalina (o gaiola in portoghese) e la casa baraccata sono due geniali sistemi costruttivi antisismici settecenteschi, i primi specificamente adottati con intenti di riduzione del rischio sismico di cui si abbia notizia.

La loro origine, storia ed evoluzione è molto simile e merita di essere approfondita non solo per ovvi motivi di interesse storico e documentale, ma soprattutto per la loro possibile applicazione nella costruzione di nuove abitazioni antisismiche.

Origine e caratteristiche della GAIOLA POMBALINA

Il 1 novembre 1755 alle ore 9:45 circa Lisbona venne completamente distrutta da un terremoto di magnitudo 8.5-8.7 Richter, uno dei più forti mai avvenuti in Europa. Si stima che circa il 25% degli abitanti morì nei crolli, negli incendi dovuti alla caduta di candele e lucerne e nel successivo tsunami. Le ripercussioni sociali, politiche ed economiche furono enormi.

Tuttavia la ricostruzione avvenne in modo veloce ed efficiente grazie a Sebastião José de Carvalho marchese di Pombal, uno dei ministri del Re da cui prende nome anche il sistema costruttivo, e di Manuel da Maia, Ingegnere Maggiore del Regno. La zona centrale della città – la Baixa – venne infatti completamente ricostruita secondo le più moderne teorie architettoniche e urbanistiche del XVIII secolo: ampie strade rettilinee, larghe piazze e appunto edifici antisismici.

Il sistema costruttivo è una particolare variante dell’opus craticium, conosciuto e utilizzato da millenni in tutto il bacino del Mediterraneo per la costruzione delle modeste case dei ceti inferiori o di edifici e abitazioni rurali: la sua ottima resistenza al terremoto era dunque ben nota da molto tempo.

Gli architetti dell’Ingegnere Maggiore non fecero altro che migliorare il sistema, standardizzandolo e applicandolo alla costruzione di edifici a molti piani. La gabbia pombalina è formata da una serie di montanti verticali e traversi orizzontali disposti secondo una maglia quadrata irrigidita da controventi diagonali, secondo una caratteristica configurazione a croce di Sant’Andrea. Il tutto veniva quindi tamponato con murature di pietrame (in portoghese chiamate alvenaria) per la protezione dagli incendi e dalle intemperie: a differenza delle case a graticcio medievali del Nord Europa la struttura portante era quindi nascosta alla vista.

La CASA BARACCATA di epoca borbonica

Le origini della casa baraccata sono molto simili a quelle della gabbia pombalina, ma posteriori di esattamente un trentennio.
Nel 1783 la Sicilia e la Calabria meridionale, allora parte integrante del Regno delle Due Sicilie governato dalla dinastia dei Borboni, vennero infatti colpite da due fortissimi terremoti che provocarono circa cinquantamila morti e danni incalcolabili.

Anche in questo caso la ricostruzione avvenne in modo rapido e soprattutto rivoluzionario grazie all’emanazione di un vero e proprio regolamento per la costruzione di edifici antisismici con il sistema della casa baraccata, le Istruzioni per la ricostruzione di Reggio [Calabria]. Il suo inventore è l’ingegner Francesco La Vega, grande conoscitore dei sistemi costruttivi romani grazie alla sua esperienza come direttore dei primissimi scavi archeologici di Ercolano e molto probabilmente a conoscenza delle tecniche costruttive utilizzate nella ricostruzione di Lisbona.

Edificio di Casamicciola Terme (Napoli) costruito con il sistema della Casa Baraccata, gravemente danneggiato dal terremoto del 21 agosto 2017

La casa baraccata possedeva le seguenti caratteristiche tecniche:
altezza fuori terra di due, massimo tre piani;
pianta rigorosamente simmetrica basata su un corpo centrale di forma quadrata e due ali laterali più basse, anch’esse quadrate;
– solide fondazioni su palificate lignee per scongiurare il fenomeno della liquefazione del terreno;
– totale assenza di volte e strutture spingenti;
pareti verticali formate da un doppio telaio ligneo, uno a filo interno e uno a filo esterno del muro, collegati da traversi orizzontali disposti a intervalli regolari; il telaio può essere o meno dotato anche di controventi diagonali ed è tamponato con murature in mattoni o pietrame.

Come si vede – a parte la struttura a traliccio – si tratta degli stessi principi previsti dalle NTC 2008 per gli edifici di nuova costruzione.

Con questo sistema costruttivo vennero realizzate moltissime case tuttora esistenti e persino importanti edifici monumentali come il Palazzo Vescovile di Mileto (Vibo Valentia), ora purtroppo completamente abbandonato e bisognoso di urgenti restauri.

Efficienza dell’OPUS CRATICIUM come sistema costruttivo antisismico
Eloquente confronto tra i danni subiti dopo il terremoto del 1999 da una casa tradizionale turca in opus craticium e un edificio moderno di cemento armato

Ma perché l’opus craticium e le sue varianti sono così efficienti in caso di terremoto?

I motivi sono essenzialmente tre:

1) efficace collegamento tra le pareti dell’edificio che consente una ripartizione ottimale delle sollecitazioni sismiche;
2) grande elasticità della struttura portante in legno, in grado di assecondare l’accelerazione sismica senza spezzarsi;
3) presenza dei controventi diagonali in legno, resistenti sia a trazione che a compressione, che assorbono gli sforzi a taglio diagonale responsabili dei meccanismi di danno nel piano (II modo) e della formazione delle tipiche fessurazioni a forma di X.

Di fatto, l’efficacia dell’opus craticium è stata provata sul campo non solo dalle numerose abitazioni settecentesche che hanno resistito al catastrofico terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, ma anche da alcuni test eseguiti nel 2013 dal CNR-Ivalsa, che hanno sottoposto la fedele ricostruzione di una muratura antisismica settecentesca ad alcune prove su tavola vibrante con risultati decisamente incoraggianti.


Per maggiori approfondimenti sugli strumenti legislativi adottati nella ricostruzione di Lisbona si veda l’articolo “Il nuovo ordine giuridico per la ricostruzione di Lisbona a seguito del terremoto del 1755. Il rapporto tra forma urbana e struttura fondiaria” di Claudio Monteiro.
Per i piani urbanistici si rimanda invece al saggio Il Piano per Lisbona dopo il terremoto del 1755 di Walter Rossa.

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