Antiche MERIDIANE e OROLOGI SOLARI

Passeggiando per i nostri centri storici e soprattutto i borghi montani delle zone più marginali è possibile notare numerose meridiane incise o dipinte sulle facciate degli edifici.
Poiché infatti gli orologi meccanici – noti e utilizzati fin dal medioevo – erano ancora molto ingombranti e decisamente costosi, uno dei metodi più pratici e sicuri per calcolare l’ora del giorno consisteva nell’affidarsi alle ombre proiettate dal sole. Le meridiane erano dunque posizionate in punti strategici facilmente visibili da molte persone, come le facciate laterali o le absidi delle chiese, i cortili dei castelli, le facciate dei palazzi gentilizi o delle case prospicienti la piazza principale del paese.

Meridiane, sciateri e quadranti solari

Occorre però distinguere tra le meridiane propriamente dette, quadranti solari e orologi solari.

La prima – cioè la meridiana – indica soltanto il mezzogiorno e costituisce quindi una specifica porzione di un orologio solare o un vero e proprio calendario astronomico che  indica il giorno, il mese e il segno zodiacale corrente. Si riconosce facilmente per il quadrante dalla forma molto stretta e lunga oppure costituito da una linea a forma di 8 o da numerose linee con disposizione a clessidra, utile a indicare con precisione l’ora del mezzogiorno secondo le variazioni stagionali.

Edificio con una meridiana e due quadranti solari. Parma, piazza Garibaldi

Ne troviamo una straordinaria sul pavimento della Basilica di San Petronio a Bologna: costruita nel 1657, è la più lunga del mondo (ben 67 metri) e attraversa diagonalmente la navata sinistra. Fu progettata da Domenico Cassini, professore di astronomia presso la locale università, soprattutto per compiere raffinate osservazioni astronomiche sul moto del sole.
Il quadrante è formato da una lunga striscia di calcare ammonitico bianco con un listello di ottone e tacche a intervalli regolari con indicati su un lato le centesime parti dell’altezza gnomonica per rilevare con precisione l’altezza solare meridiana, e sull’altro l’ora del mezzogiorno secondo l’antico sistema dell’ora italiana* (Foto 1). A intervalli regolari sono incisi anche i segni zodiacali, i nomi dei mesi (Foto 1), gli equinozi e i solstizi (Foto 2) per segnalare il periodo dell’anno. Nelle giornate soleggiate, circa un’ora prima di mezzogiorno un raggio di luce, penetrando da un foro appositamente ricavato nella copertura a circa 27 metri di altezza (Foto 3), proietta l’immagine rovesciata del sole indicando la data: la meridiana funziona quindi come una vera e propria gigantesca camera oscura.

Sulle facciate degli edifici è invece molto più semplice imbattersi negli orologi solari, detti anche sciateri o quadranti solari. Possono essere posti sia in verticale che in orizzontale. Nel primo caso sono formati da un’asta orizzontale od inclinata opportunamente direzionata detta gnomone, avente la la funzione fondamentale di proiettare la propria ombra fungendo da lancetta, e dal quadrante con le ore del giorno, tutte o solo alcune in base all’esposizione della parete e ad eventuali ostacoli.

Alcune volte si trovano però riuniti in un unico quadrante sia la meridiana che un orologio solare, come si nota ad esempio nel cortile interno del Castello di Thun (Foto 4).

Orologio solare con semplice quadrante semicircolare

In generale gli orologi solari sono precisi e affidabili ma presentano alcune limitazioni insormontabili:
– non sono efficaci nelle giornate nuvolose e durante la notte;
– non tengono conto dell’ora legale e perciò in estate si deve aggiungere un’ora a quella indicata;
– esiste uno scostamento tra l’ora convenzionale (cioè ad esempio le ore 14:00 segnate dall’orologio) e l’ora solare effettiva (in pratica il “ritardo del sole” sull’ora indicata da un orologio meccanico) dovuta alla differenza di longitudine tra il meridiano locale e quello di Greenwich assunto come riferimento per calcolare l’ora standard e i fusi orari corrispondenti;
– non si possono spostare perché tarati per la loro specifica posizione;
– possono smettere di funzionare se lo gnomone viene piegato o asportato oppure se si inserisce un ostacolo (come un nuovo edificio, una tettoia o un albero alto) che scherma la luce del sole.

Gli orologi solari sulle facciate: un elemento decorativo e funzionale

Dal punto di vista puramente formale il quadrante può essere circolare (Foto 5), ellittico, semicircolare (Foto 6) o rettangolare (Foto 7), con le ore semplicemente disposte a raggiera o in configurazioni più complesse e le cifre in numeri arabi o romani (Foto 8).

Alcuni orologi solari si presentano molto rozzi, come l’esemplare visibile sulla facciata laterale della pieve di Santa Maria a Vicopisano (provincia di Pisa – Foto 9): nella muratura in conci squadrati di calcare alberese è stato infatti inciso un semplicissimo quadrante semicircolare diviso in quattro spicchi, ciascuno dei quali corrispondente a tre ore.

Molto più spesso tuttavia erano considerati un elemento di distinzione della facciata e perciò riccamente abbelliti con decorazioni geometriche (Foto 10) o fitomorfe (Foto 11), stemmi araldici (Foto 12), personificazioni del soleimmagini sacre (Foto 13) e motti allusivi allo scorrere del tempo, alla luce del sole e alla brevità della vita (Foto 4 e 10).

Anche la punta dello gnomone spesso assume una forma decorativa come una sfera, un ricciolo o una punta di freccia.

Tracce di meridiane degradate, perdute o trasformate

Gli orologi solari, quasi sempre affrescati o dipinti a calce sulle facciate degli edifici, sono soggetti al comune degrado di tutti gli intonaci decorati. Le forme di degrado più ricorrenti sono quindi il dilavamento parziale o totale della pellicola pittorica superficiale (Foto 4 e 14), la disgregazione, l’erosione dello strato di intonaco e lacune più o meno estese.
Nei casi più sfortunati il quadrante diventa purtroppo praticamente illeggibile (Foto 15).

Altre volte la meridiana risulta completamente perduta a causa dell’asportazione integrale o della sostituzione dell’intonaco e l’unica traccia della sua esistenza è costituita dallo gnomone.

In altri casi infine il quadrante è stato pesantemente alterato, come si nota ad esempio nel Palazzo Ducale di Sassuolo, in cui una meridiana è stata successivamente trasformata in orologio meccanico conservandone però lo gnomone (Foto 16 e 17).


* L’ora italica è un metodo di computo del tempo che prevede la suddivisione del giorno in 24 ore di uguale durata, con le 24 corrispondenti al tramonto: le 12 non coincidevano quindi con il momento il cui il sole si trova allo zenith (mezzogiorno astronimico). Diffuso a partire dal XIV secolo, è caduto in disuso in seguito alla diffusione massiccia degli orologi meccanici.

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