Simbologie medievali: il QUADRATO DEL “SATOR”

Comincia oggi una nuova rubrica a cadenza irregolare dedicata alle più diffuse simbologie del Medioevo e Rinascimento, visibili in innumerevoli esemplari nelle decorazioni dipinte o scolpite di chiese e palazzi o più modestamente graffite come semplici scritte commemorative dai pellegrini nelle chiese più frequentate o dai visitatori di castelli e palazzi.
Si tratta di un linguaggio ormai astruso, ma anticamente noto e comprensibile anche agli illetterati. Tutto nel Medioevo era letto in chiave simbolica: i santi erano riconoscibili per il loro attributo iconografico (ad esempio le chiavi per San Pietro e la ruota dentata per Santa Caterina di Alessandria); le famiglie nobili, le confraternite, le corporazioni e le città per i rispettivi stemmi; a ogni animale si attribuiva una specifica caratteristica positiva o negativa; certi oggetti alludevano a Cristo; i colori corrispondevano alle virtù teologali  e così via.

Leggere e comprendere queste simbologie ci aiuta oggi a comprendere meglio le decorazioni degli edifici e ad entrare in contatto con i loro costruttori e frequentatori.

Il quadrato del SATOR

Sulla facciata laterale del Duomo di Siena, a circa due metri d’altezza si trova un oggetto in apparenza banale: un piccolo blocco di marmo probabilmente di reimpiego con incise cinque parole disposte a formare un quadrato (Foto 1):

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A

R O T A S

Si tratta di uno dei giochi di parole più affascinanti attualmente conosciuti, nel Medioevo considerato un talismano potentissimo dotato di veri e propri poteri magici per le sue particolarità.
Per prima cosa è un palindromo perfetto, perché la frase è leggibile compiutamente in ogni possibile direzione, orizzontale e verticale, da destra a sinistra o viceversa.
La traduzione è misteriosa e tuttora oggetto di dibattito degli studiosi che gli hanno via via attribuito i significati più disparati.

Il più antico esemplare completo finora scoperto – rovesciato rispetto alla versione in uso nel Medioevo (Foto 2) – è graffito su una colonna della Palestra di Pompei ed è quindi più antico del 79 d.C., quando la città fu sepolta dal Vesuvio.

Inizialmente gli archeologi pensarono a un semplice gioco di parole, una curiosità enigmistica senza troppi significati segreti. Eppure guardando un po’ meglio, si notano subito i due “tenet” disposti a forma di croce, che fanno da “guida” per le successive scoperte. I fatti anagrammando il quadrato e disponendo le lettere a forma di croce si ottiene un risultato stupefacente:

Pater noster (Padre nostro in latino) racchiuso tra due serie di A e di O, leggibili come la trascrizione latina dell’alfa e dell’omega greche, che nell’Apocalisse simboleggiano il principio e la fine, la nascita e la morte. Perciò Dio, il “padre nostro”, farebbe da tramite tra l’inizio e la fine del tutto.

Si tratta quindi di un messaggio cristiano e soprattutto di un messaggio nascosto, perché nei primi secoli dell’impero romano i cristiani furono più volte perseguitati. Un messaggio che, anche quando il Cristianesimo divenne religione di stato, non perdette mai il suo fascino: il quadrato era infatti considerato così perfetto da diventare quasi divino, e perciò degno di essere scritto o incastonato sui muri o sui pavimenti di alcune chiese e cappelle come Santa Maria Maggiore a Roma, l’Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta o la Collegiata di Sant’Orso ad Aosta.

É comunemente attestato in tre differenti varianti:
– nella classica disposizione in quadrato come a Siena;
– come epigrafe con le parole scritte una di seguito all’altra, come nella pieve di San Giovanni a Campiglia Marittina in provincia di Livorno (Foto 3);
– in forma circolare o spiraliforme come si nota rispettivamente ad Aosta (Foto 4) o a Sermoneta (Foto 5).

A seconda dei casi si tratta di semplici scritte incise o dipinte da pellegrini, oppure di vere e proprie decorazioni.
Il quadrato di Siena venne ad esempio posto intenzionalmente in un luogo ben visibile seppur leggermente appartato; inoltre la scritta – di ottima qualità e realizzata da una mano esperta – sembra incisa prima della posa in opera, fatto che avvalora l’ipotesi del riuso di un pezzo proveniente da un edificio più antico (forse il primo Duomo della città, più antico di quello attuale?): l’iscrizione non si trova infatti al centro del blocco, ma molto vicino al bordo superiore, al punto che la prima parola appare leggermente tagliata ed è stata risarcita con malta.

Il Quadrato fu anche investito di un vero e proprio significato magico al punto da diventare un talismano, come si apprende leggendo diversi trattati e ricettari medici: scritto su pergamena o su medaglioni e portato addosso oppure inciso su una crosta di pane e mangiato era un rimedio contro il malocchio, l’idrofobia o il morso di cani affetti da rabbia; mentre letto o pronunciato diventava una formula magica, uno scongiuro o una preghiera, come ad esempio si legge in un manoscritto proveniente da un monastero dove compare la formula “Tetragramatum. Alleluia Sator arepo tenet opera rotas”.

Talvolta le parole vennero anche storpiate, come dimostrano alcune forme corrotte in cui si perde l’originaria palindromia.


Le foto sono tratte da Luoghimisteriosi.it al seguente link: https://www.luoghimisteriosi.it/argomenti/sator.html

Per maggiori approfondimenti sul Sator di Siena e il quadrato magico in generale si veda Gioachino Chiarini, Il Sator e il Duomo di Siena, Nuova Immagine.

4 thoughts on “Simbologie medievali: il QUADRATO DEL “SATOR”

  • February 5, 2019 at 10:20 am
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    Manaca il verbo “tenet” sullo schema scritto all’inizio

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    • February 10, 2019 at 1:54 pm
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      Grazie per la segnalazione, provvedo subito alle correzioni!

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  • February 5, 2019 at 12:57 pm
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    Affascinantissimo,belle le foto,chiare ed esaustive le spiegazioni

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    • February 10, 2019 at 1:54 pm
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      Grazie 1000 🙂

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