Un edificio specialistico del ‘700: la PESCHERIA DI RIMINI

L’ingresso monumentale della Vecchia Pescheria di Rimini prospiciente Piazza Cavour

Verso la metà del XVIII secolo, con la diffusione dell’Illuminismo, si pose maggiore attenzione alle condizioni igieniche delle città: si cominciò infatti a intuire – sebbene in modo ancora decisamente confuso e pionieristico – che le condizioni di vita dei ceti popolari, con persone ammassate in edifici fatiscenti e privi di fognature e acqua corrente, potevano costituire un serio rischio per la salute pubblica a causa della diffusione di numerose malattie. Alcune città vennero perciò dotate di moderne infrastrutture come strade lastricate, acquedotti e fognature, oppure di edifici specialistici quali mercati ed ospedali.

Uno di questi, particolarmente interessante dal punto di vista architettonico, è la Vecchia Pescheria di Rimini, tuttora utilizzata come punto di aggregazione e centro della vita sociale del quartiere. Costruita nel 1747 su progetto dell’architetto riminese Giovan Francesco Buonamici, internamente si presenta come un lungo portico coperto aperto su tutti i lati (Foto 1) con un tetto a doppia falda sorretto da capriate semplici con monaco (Foto 2). Le capriate a loro volta poggiano su lunghe teorie di arcate con archi a tutto sesto e pilastri di ordine tuscanico a sezione quadrata, attualmente in mattoni a vista ma in origine probabilmente intonacati.
L’edificio è perciò molto elegante, perché i lati lunghi sono abbelliti da una trabeazione di ordine tuscanico (Foto 3), mentre i lati corti appaiono monumentalizzati da due allestimenti in stile nettamente differente: il lato posteriore, con affaccio su una stradina secondaria, presenta infatti un sobrio arcone a tutto sesto sormontato da un timpano triangolare (Foto 4), mentre il prospetto principale su Piazza Cavour (uno degli spazi urbani più importanti dell’intera Rimini) si caratterizza per un vero e proprio arco trionfale a tre fornici con un timpano curvilineo tipicamente barocco (Foto 5).

Al centro del timpano si trova un’epigrafe celebrativa in latino (Foto 6):
ANNO ⋅ DOMINI ⋅ MDCCXXXXVII / S ⋅ P ⋅ Q ⋅ ARIMINENSIS / PORTICVS ⋅ PISCARIAS /
PISCATORIAE ⋅ ARTI ⋅ CETARIORVM ⋅ Q / COMMODO ⋅ INDULGES ⋅ AERE ⋅ CONLATO / A ⋅ FVNDAMENTIS ⋅ EREXIT /
EA ⋅ CONDITIONE ⋅ PACTIONE ⋅ QVE / CVM ⋅ PARTICIPIBUS / PISCIS ⋅ VENDENDI ⋅ INITA /
VT ⋅ NAVIS ⋅ QVAEQUE ⋅ IVLIOS ⋅ LXXX / QVOTANNIS ⋅ SOLVAT / QVORVM ⋅ PARS ⋅ IN ⋅ ID ⋅ VECTIGAL ⋅ CEDAT /
QVOD ⋅ ANTEA ⋅ EXIGEBATVR / RELIQVVM ⋅ IN ⋅ DEBITI ⋅ SOLVTIONEM / QVO ⋅ SOLVTO ⋅ VECTIGAL ⋅ VNIVERSVM /
AERARIO ⋅ PVBLICO ⋅ A ⋅ DIV ⋅ DICETVR
che tradotta da Agnese Petrignani e Matilde Bolletta (studentesse di Conservazione dei Beni Culturali che ringrazio di cuore!) recita: “Nell’anno del Signore 1747 il Senato ed il popolo di Rimini eressero dalle fondamenta il Portico del Mercato del pesce per l’arte della pesca con i soldi raccolti attraverso quella ingiunzione di un patto stipulato tra i partecipanti alla vendita del pesce affinché ciascuna delle loro navi pagasse ogni anno un’imposta in proporzione a quella riscossa precedentemente e (affinché) il restante dovuto venisse assegnato come imposta generale alle finanze pubbliche“.

All’interno si trovano due banchi per la vendita, uno su ciascun lato (Foto 7 e 8).

Colpiscono molto gli accogimenti per garantire l’igiene: i banchi sono infatti costituiti da spessi blocchi di calcare ammonitico bianco – una pietra liscia e poco porosa facilmente lavabile (Foto 9) – inclinati verso l’interno sia per mostrare meglio la mercanzia, sia per facilitare il deflusso dei liquidi (acqua, sangue e interiora dei pesci) sul pavimento, anch’esso in lastre quadrate della stessa pietra. Da qui, l’acqua sporca e liquami potevano essere facilmente eliminati convogliandoli con scope e stracci in due apposite canaline di scolo munite di piccoli tombini proprio sotto ai due (Foto 10 e 11). Per lavare il pesce c’erano invece quattro eleganti fontanelle ornate da statue di delfini, due in corrispondenza di ciascuna testata (Foto 12).

L’ingresso ai carri e agli animali da soma utilizzati per trasportare le mercanzie era infine impedito da due eleganti colonnini in pietra d’Istria in corrispondenza dell’ingresso posteriore (Foto 13).

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