Andare a teatro… 500 ANNI FA!

Nel Rinascimento e in particolare all’inizio del XVI secolo si assiste a una riscoperta della produzione teatrale classica e in particolare delle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide e delle commedie di Plauto o Terenzio. Numerosi letterati ne traggono spunto per comporre le proprie opere – tra cui ad esempio Nicolò Machiavelli con La mandragola – e gli spettacoli profani, generalmente limitati al contesto di corte od offerte dal Signore alla cittadinanza in occasione di eventi importanti come feste, incoronazioni o vittorie militari, tendono a soppiantare le rappresentazioni religiose tipicamente medievale.

In questa prima fase di riscoperta manca però il teatro vero e proprio, cioè un edificio dedicato unicamente alla messa in scena degli spettacoli: le rappresentazioni si tenevano infatti nelle chiese, nei saloni dei palazzi nobiliari o nelle piazze cittadine.

Il Teatro Olimpico di Vicenza

A questa mancanza rimediò Andrea Palladio nel 1580, progettando poco prima di morire il teatro stabile più antico d’Europa tuttora esistente. Inaugurato nel 1585, venne chiamato Olimpico perché commissionato dall’omonima Accademia. A differenza dei teatri ottocenteschi detti “all’italiana”, è costruito a perfetta somiglianza degli odeion romani –  i teatri coperti come quello di Pompei generalmente adibiti alle letture di poesie e ai concerti musicali – riadattando alcuni spazi preesistenti all’interno di un castello medievale.

Il suo aspetto esterno è dunque assai dimesso: una semplice facciata nel cortile interno del castello, in origine probabilmente decorata da affreschi raffiguranti finte architetture e oggi particolarmente significativa per le tracce di numerose fasi costruttive (Foto 1). Molto più monumentale è invece il portale del castello, solennizzato da un vero e proprio arco trionfale con due colonne ioniche e un robusto arco con bugnato di gusto tipicamente manierista (Foto 2).

Dal cortile si accede al teatro vero e proprio attraverso un atrio e due gallerie, una per ogni lato. La cavea, cioè lo spazio destinato agli spettatori, è ovviamente a gradoni ellittici (Foto 3) e dotata della cosiddetta orchestra, uno spazio semicircolare o ellittico tra il palcoscenico e le gradinate per gli spettatori che nei teatri greci era originariamente destinato al coro che scandiva con danze e canti i vari momenti del racconto. La cavea è dominata da un loggiato e decorata da nicchie inquadrate da semicolonne e contenenti le statue dei membri dell’Accademia Olimpica (Foto 4); mentre il soffitto è coperto da un velario di inizio ‘900 con la rappresentazione di un cielo nuvoloso che restituire l’illusione di un teatro all’aperto (Foto 5).

Gli “effetti speciali” manieristi

L’elemento più interessante è però costituito dal palcoscenico, distinto in tre parti ben precise: il vero e proprio palco – cioè lo spazio soprelevato rispetto all’orchestra in cui si muovono gli attori – la scena e la scenografia prospettica.

Nei teatri antichi, la scena (dal greco σκηνή, tenda) era un’elaborata parete alta diversi piani, riccamente decorata da nicchie, colonne, frontoni e statue e munita di cinque porte (tre sul fondo e due dalle pareti laterali) da cui entravano gli attori e che per convenzione rappresentavano varie direzioni come la campagna, la città o uno spazio urbano.

Anche nel Teatro Olimpico questa convenzione viene rispettata (Foto 6 e 7), ma con un’importante innovazione: la scenografia prospettica progettata da Vincenzo Scamozzi, perché Palladio era morto prima di perfezionare il progetto di quest’elemento architettonico. Le tre porte sulla parete di fronte alla cavea si aprono su tre strade urbane, con quella centrale che termina con un vistoso arco di trionfo (Foto 8). Si tratta però di uno spazio non fruibile realmente dagli attori, perché per simulare la presenza di una strada lunga varie centinaia di metri il pavimento è in salita mentre l’altezza dei fondali raffiguranti gli edifici diminuisce in proporzione: un attore che si ponesse in fondo alla strada sembrerebbe perciò un gigante, risultando alto quasi come l’arco sullo sfondo (Foto 9)!

Quest’elaboratissima scenografia venne inizialmente predisposta per la sola rappresentazione inaugurale – l’Edipo Re di Sofocle avvenuta il 3 marzo 1585 – ma, forse a causa della sua grandiosità, non venne mai rimossa ed è tutt’ora conservata. Si poteva inoltre illuminare grazie a un elaborato sistema progettato da Scamozzi basato su piccoli lumini a olio costituiti da vaschette in latta con tre stoppini sorrette da mensoline di legno (Foto 10) o piccoli globi in vetro da infilare in anelli appositamente predisposti (Foto 11). Era ovviamente un sistema assai pericoloso, perché sarebbe bastato rovesciare un lumino per innescare un pauroso incendio. Infatti, nonostante la sua grandiosità, la decorazione interna del tratro è realizzata prevalentemente con materiali poveri e infiammabili: legno per le gradinate della cavea, il pavimento del palcoscenico e i fondali delle scenografie; stoffa per il finto cielo del soffitto e stucco per le statue e le membrature architettoniche.

Il Teatro Olimpico – tuttora in uso come tale – ha una capienza di circa 400 spettatori e propone una stagione regolare che comprende concerti di musica classica e jazz, opere liriche e spettacoli classici.


Le Foto 4 e 6 sono di Alessandro Ticci, che ringrazio sentitamente.

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