ARCO SENESE: quando la statica diventa architettura
Quinto (e ultimo, per ora) post della serie sugli archi: dopo l’esempio degli archi a doppia ghiera, oggi vedremo ancora una volta come il comportamento statico dell’elemento strutturale arco può influenzare l’architettura.
L’ARCO SENESE: quando la statica diventa architettura
L’arco non è solo un sistema costruttivo, ma anche un simbolo di identità: identità stilistica e identità territoriale.
L’arco senese è un chiaro esempio di questo fatto: è infatti uno degli stilemi costruttivi caratterizzanti dell’architettura gotica civile della Siena trecentesca. Tipico degli ampi portoni del piano terra dei maggiori palazzi gentilizi, è formato da un arco a sesto ribassato con sovrastante arco a sesto acuto, il tutto perfettamente inscrivibile in un triangolo equilatero (Foto 2).
Il risultato estetico è di assoluto pregio grazie alle proporzioni perfette, alla sapiente tecnica costruttiva e agli eventuali elementi decorativi aggiuntivi come stemmi o bordure di materiali pregiati.
Compare per la prima volta nel portale del duecentesco Palazzo Tolomei, sebbene in una forma ancora immatura caratterizzata dall’arco a tutto sesto e dall’arco a sesto acuto con due quote d’imposta diverse (Foto 1). Tuttavia i conci di pietra mostrano già la tipica disposizione a cuneo, secondo la quale i conci dei due archi non vengono posti perpendicolarmente alla loro generatrice, ma inclinati in modo tale che il primo concio sia perfettamente orizzontale e il concio di chiave perfettamente verticale (Foto 3). I giunti di malta sono molto sottili e la stereotomia (cioè il taglio degli elementi lapidei) estremamente precisa.
Gli esempi migliori sono probabilmente visibili nel Palazzo Pubblico in piazza del Campo, costruito all’inizio del XIV secolo: realizzati in pietra da torre – un calcare cavernoso locale – si mostrano arricchiti da sottili modanature di pietra scura (serpentinite) che ne sottolineano la geometria e soprattutto dalla Balzana, l’inconfondibile stemma cittadino.
Naturalmente esistono anche numerosi archi senesi di laterizio, assemblati con mattoni a forma di cuneo appositamente progettati (Foto 4).
Origine strutturale dell’arco senese
Pur essendo una soluzione costruttiva di grande impatto decorativo, l’arco senese molto probabilmente trae la sua origine nell’attenta osservazione del comportamento strutturale di un architrave, e in particolare dei suoi tipici dissesti.
Infatti un architrave piano sostiene direttamente il peso e i carichi gravanti su una porzione di muratura grosso modo a forma di triangolo equilatero: questo perché i carichi verticali – definiti dall’ingegner Giovanni Cangi flussi di compressione – vengono deviati ai lati dell’apertura. Questo fatto era già perfettamente noto agli antichi costruttori Micenei, che in tutti i maggiori edifici monumentali utilizzarono massicci architravi monolitici in pietra sormontati da un triangolo di scarico.
L’arco costituisce quindi la miglior soluzione costruttiva per assecondare questa tendenza: se infatti una piattabanda viene sottoposta a eccessivi carichi flessionali tende a lesionarsi nell’intradosso della mezzeria, mentre nella porzione di muratura immediatamente sovrastante compaiono altre lesioni tendenzialmente paraboliche che formano un vero e proprio arco di scarico naturale (Disegno 5, Foto 6 e 7).
Il confronto tra alcuni soluzioni tipiche come una piattabanda e un arco con intradosso a tutto sesto ed estradosso a sesto acuto (soluzione visibile ad esempio nel complesso delle Due Porte alla fine di via Stalloreggi, databile all’inizio del XIII secolo) permette inoltre di chiarire che sugli architravi grava una porzione di muratura – e quindi un carico – maggiore di quello sostenuto da un arco a tutto sesto o a sesto ribassato: questo effetto si massimizza nell’arco a sesto acuto, che tende a sostenere poco più del peso proprio (Disegno 8).
Ecco quindi spiegata l’origine strutturale dell’arco senese: l’archetto a sesto ribassato ha la funzione di sostenere unicamente la porzione di muratura del riempimento dell’arco a sesto acuto, mentre quest’ultimo funge da vero e proprio architrave ed elemento strutturale principale. Del resto, soluzioni compositive molto simili all’arco senese normalmente formate da una piattabanda con sovrastante arco di scarico (Disegno 9) sono molto diffuse nell’architettura medievale: nel Palazzo Tolomei possiamo infatti osservarne un esempio pregevole.
Foto 1 – Palazzo Tolomei (XIII secolo): il più antico esemplare di arco senese, con i due archi a quote d’imposta diverse.
Foto 2 – Le proporzioni dell’arco senese maturo (Palazzo Pubblico, inizio del XIV secolo).
Foto 3 – La disposizione a cuneo dei conci dell’arco senese.
Foto 4 – Via San Pietro 36-38: un esempio di arco senese in mattoni.
Disegno 5 – Flussi di compressione e formazione di un arco di scarico naturale in un architrave rigido o deformabile.
Foto 6 e 7 – Le lesioni paraboliche formano un arco di scarico naturale subito sopra un architrave di pietra sottoposto a eccessivi carichi flessionali.
Disegno 8 – Un architrave piano sostiene una porzione di muratura corrispondente grosso modo a un triangolo equilatero, mentre un arco sostiene poco più del peso proprio.
Disegno 9 – Soluzioni compositive simili all’arco senese che prevedono una piattabanda sormontata da un arco di scarico.
Disegno 10 – Palazzo Tolomei (XIII secolo): piattabanda di pietra sormontata da un arco a sesto acuto inscrivibile in un triangolo equilatero. Questa soluzione è molto simile all’arco senese.
Fonti e approfondimenti
Le fotografie del portale del Palazzo Pubblico sono della mia collega e amica arch. Marina Gennari, che ringrazio di cuore, mentre la fotografia utilizzata come base per le mie elaborazioni è tratta da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Arco_senese
I Disegni 5, 8 e 9 sono invece tratti da Giovanni Cangi, Manuale del recupero strutturale antisismico.
Per maggiori approfondimenti sull’architettura senese del ‘300 si veda inoltre Fabio Gabbrielli, Siena medievale – L’architettura civile, Siena, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, 2010.