Appunti sul ROMANICO PUGLIESE
Circa un anno fa ho potuto visitare Bari e Trani, restando assolutamente affascinata dal romanico pugliese, così diverso dal romanico lombardo, toscano o pisano a cui sono abituata.
A distanza di un anno ho riguardato le foto che ho scattato in quel viaggio per fare alcune considerazioni personali su quest’argomento: il post non ha perciò alcuna pretesa di completezza o rigore scientifico, ma vuol essere un semplice approfondimento per gli appassionati d’arte e architettura medievale.
Le mie riflessioni si basano sulla visita di vari edifici:
– la Cattedrale di Bari;
– la Basilica di San Nicola a Bari;
– la chiesa di San Marco dei Veneziani a Bari;
– la Cattedrale di Trani;
– la chiesa di Ognissanti a Trani;
– il Castello di Trani.
Si tratta dunque di una visione sicuramente parziale, ma comunque sufficiente per cogliere alcuni aspetti salienti del romanico pugliese.
Dobbiamo anche considerare che l’attuale aspetto di questi edifici non è quello originario: secoli di modifiche, mutamenti di gusto e stile, eventi traumatici come guerre, incendi e terremoti e soprattutto i “restauri stilistici” del ‘900 ne hanno infatti alterato profondamente l’architettura, come per altro è spiegato molto bene in questo articolo del sito Bari Inedita.
Le caratteristiche del romanico pugliese
Ciò premesso, il romanico pugliese presenta caratteristiche formali molto interessanti, relative soprattutto ad alcuni elementi decorativi e stilistici molto particolari
Lo stile generale è ovviamente simile a quello delle altre varianti di romanico italiano. Le chiese presentano infatti murature molto spesse con piccole monofore, contrafforti a intervalli regolari e un caratteristico coronamento ad archetti a tutto sesto (ben visibile ad esempio nell’abside della chiesa di Ognissanti a Bari); sono inoltre dotate di cripte con la tipica “foresta” di colonnine (Foto 1) e talvolta del matroneo (Foto 2). É attestato anche l’uso di elementi di recupero come colonne o capitelli (Foto 3). Anche alcune decorazioni come gli animali stilofori ai lati dei portali (Foto 4), gli intrecci con animali o motivi fitomorfi (Foto 5 e 6) e i peducci costituiti da piccole figure umane (Foto 7 e 8) sono comuni ad altre varianti del romanico.
Sorprende invece la coesistenza nei medesimi edifici di elementi costruttivi e funzionali di origine sia islamica che nordica – costituiti rispettivamente dall’arco a tutto sesto con ghiera più larga in chiave rispetto alle imposte (Foto 9 e 10) e da coperture molto inclinate sorrette da carpenterie lignee particolarmente elaborate (Foto 11) – tuttavia facilmente spiegabile con il clima di grande sincretismo, tolleranza e scambio culturale instaurato da Ruggero II d’Altavilla all’interno del proprio regno.
Anche la decorazione risente pesantemente delle influenze arabe, tuttavia assai meno marcate ed esuberanti rispetto al romanico palermitano. Sulla facciata della Cattedrale di Trani sono ad esempio visibili alcuni capitelli lavorati al trapano con un motivo di palme stilizzate che sorreggono un loggiato cieco di archi a tutto sesto dalle ghiere traforate da motivi simili a una trina (Foto 12); mentre nella Basilica di San Nicola di Bari si notano alcuni inserti a mosaico sopra le monofore del piano terra: si tratta dello sfondo di una croce (Foto 13), la ghiera delle monofore e alcune formelle con stelle a otto punte (Foto 14 e 15). La tecnica di esecuzione, utilizzata anche nel romanico pisano, ha previsto la creazione di appositi incavi di forma predeterminata successivamente riempiti di tessere di materiali eterogenei facilmente reperibili oppure di recupero (marmo bianco, terracotta rossa e pasta vitrea blu – Foto 16).
Una notevole esuberanza decorativa unita all’uso della policromia si nota anche nell’abside della chiesa di Ognissanti a Trani (Foto 17). Il coronamento, molto complesso, prevede la classica sequenza romanica di archetti a tutto sesto sormontata da una doppia monanatura: quella inferiore con un motivo a spirali e quella superiore probabilmente con decorazioni fitomorfe (Foto 18). L’elemento più curioso è però l’ampia finestra a monofora, con arco a doppia ghiera formato da cinque conci di forma curvilinea e tre colori differenti (bianco, grigio e rosso scuro) corrispondenti ad altrettanti varietà di pietra: la ghiera inferiore presenta un motivo a intreccio di origine celtica largamente attestato nel romanico di tutta Italia, mentre quella superiore riprende la decorazione del coronamento (Foto 18). La finestra è inoltre circondata da ben cinque sculture: due leoni stilofori che sostengono altrettante colonnine (una su ciascun lato), due altri leoni che sembrano lottare con esseri umani in corrispondenza delle imposte dell’arco e una chimera con testa umana sopra al concio in chiave (Foto 18).
Un altro elemento decorativo tipicamente islamico sono le grate in pietra traforata visibili nelle monofore di alcune chiese (Foto 19).
Di incerta origine è infine un motivo decorativo che ho notato in tutti gli edifici visitati: si tratta di una serie di sfere di pietra collegate da un cordone, con un effetto decorativo del tutto simile a una collana o alla corona del rosario. Veniva utilizzato per ornare le ghiere degli archi dei loggiati (Cattedrale di Trani – Foto 20), le monofore (Cattedrale di Ognissanti – Foto 21), i portali (chiesa di San Marco dei Veneziani a Bari – Foto 22) o perfino le bifore degli edifici civili (Castello di Trani – Foto 23): quest’ultima versione è particolarmente interessante perché le sfere sono decorate con motivi geometrici per renderle ancora più simili ai vaghi di una collana. Il motivo “a collana” è sempre accompagnato da altre decorazioni: trafori (Foto 20), fregi con pavoni ed elementi fitomorfi (Foto 23) o perfino serie di dentelli di varia dimensione, talmente precisi da far ipotizzare la fedelissima riproposizione di un esemplare osservato nei ruderi di un edificio romano (Foto 24).