GIORNO DELLA MEMORIA – Il Castello di Hartheim

Oggi è il GIORNO DELLA MEMORIA e anche io vorrei scrivere un post sull’argomento, ovviamente in tono con l’argomento principale del blog, cioè l’architettura storica.
E vorrei farlo non parlando della Shoah, che domina praticamente il 100% delle celebrazioni, ma di uno sterminio assai meno noto ma altrettanto vergognoso: l’Aktion T4, cioè lo sterminio scientificamente programmato dei disabili fisici e dei malati mentali. Furono le prove generali dello sterminio, le camere a gas furono sperimentate durante l’Aktion T4, come ha ben raccontato l’attore Marco Paolini in un suo bellissimo spettacolo, che vi consiglio vivamente di guardare (lo trovate su youtube a questo link).
Ho visitato il Castello di Hartheim nel 2005, con la mia nonna in un viaggio organizzato con l’Aned (l’associazione italiana degli ex deportati). La meta erano il campo di Mauthausen e appunto il Castello di Hartheim. Avevo 24 anni e frequentavo il quinto anno di architettura, e già mi appassionavo al restauro.
Il Castello di Hartheim è uno spendido edificio cinquecentesco con il cortile interno completamente affrescato, molto bello e suggestivo.
Ma è anche un museo, e nello scantinato cela un segreto terrificante: la camera a gas allestita a docce, con i rubinetti ancora esistenti.
E nel museo, una testimonianza agghiacciante: i poveri oggetti di quei “matti”, ciotole, catini, occhiali, rosari e medagliette, tutti gettati in una discarica perché ritenuti privi di valore dagli assassini.
Nel 1997, dopo alterne vicende durate ben 42 anni, lo stato dell’Alta Austria decise di restaurare il castello e adibirlo alla sua funzione più congeniale: museo e centro culturale.
I lavori durarono fino al 2003, quando lo visitai era aperto da poco. Contestualmente al restauro venne eseguito un vero scavo archeologico, che ha permesso di recuperare molti reperti: appunto le povere cose delle vittime. Quei reperti sono stati esposti così come sono stati trovati, ancora inglobati nella terra.
Io allora ho scattato tre foto al Castello di Hartheim: due del cortile affrescato e una degli oggetti delle vittime.
Nella camera a gas no, non ce l’ho fatta, volevo rispettare il pudore dei morti, mi sembrava una mancanza di rispetto.
Oggi vorrei riproporvi quelle foto, come mio contributo al giorno della Memoria. E mia nonna, la mia cara nonna, sulla Scala della Morte, in una foto in cui traspare tutta la sua dignitosa fatica di anziana – ma all’epoca decisamente in gamba – signora.
Dobbiamo conservare questi luoghi, restaurarli con tutta la cura, l’amore, il rispetto e la pietà dovuto alle cose preziose, perché lo sono: sono testimonianze storiche fondamentali di quanto possiamo fare schifo come umani. Il nostro rispetto e la nostra pietà sono il tributo a quei poveri morti.

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