Le STALLE URBANE E RURALI nell’Emilia ottocentesca

Quarto post della serie di otto dedicati all’architettura e ai paesaggi rurali tradizionali, questa volta dedicato alle stalle urbane e rurali.


L’importanza delle STALLE E SCUDERIE nel paesaggio ottocentesco
Particolare dell’orditura della copertura di un tipico fienile della campagna modenese, al cui piano terra si trova una stalla

Stalle e scuderie in passato erano fondamentali in qualunque insediamento umano, perché gli animali erano indispensabili in molti campi:
– Come mezzo di trasporto sia in campagna che in città: buoi, mucche o più raramente cavalli tiravano i grandi carri con cui si trasportava qualunque masserizia (dalle derrate alimentari ai materiali da costruzione, dai mobili di un trasloco alle mercanzie più disparate), mentre i cavalli venivano aggiogati a carrozze, calessini o grandi omnibus e diligenze che garantivano le prime forme di trasporto pubblico organizzato, urbano ed extraurbano. Anche l’aratro e le prime macchine agricole erano trainate da pariglie di bovini. Molto diffusi erano infine asini e muli, utilizzati per il trasporto di persone o piccole quantità di mercanzia.
– Come forza lavoro nelle prime industrie, ad esempio per trainare i vagoncini nelle miniere o i blocchi di pietra delle cave.
– Come fonte di cibo e prodotti derivati: latte e formaggio da pecore, mucche e capre; lana dalle pecore; carne e strutto dal maiale.

Ciascun podere e ogni casa o palazzo di città appartenente a persone benestanti era perciò dotato di appositi spazi riservati a queste importantissime funzioni.

Le STALLE DELLE CASE COLONICHE emiliane

Anche le campagne emiliane e in particolare modenesi non facevano eccezione.
In queste zone il tessuto rurale era formato da poderi abbastanza piccoli coltivati da una famiglia di mezzadri o affittuari. Le abitazioni erano perciò molto grandi, perché quasi sempre abitate da famiglie allargate formate da più coppie con i rispettivi figli, e dotate di vari spazi di servizio come la cantina, il fienile, il pollaio e la stalla, che ospitava quasi sempre un cavallo e un certo numero di mucche utilizzate sia come fonte di latte e formaggio sia come bestie da lavoro.

La stalla poteva avere tre collocazioni:
– quando gli animali erano tanti – cosa frequente nei poderi più grandi e ricchi – in un edificio dedicato a un solo piano, a forma di rettangolo allungato e con un tetto a capanna sorretto da capriate (Foto 1);
– negli altri casi al piano terra della casa (Foto 2) o del fienile (Foto 3).

Particolare dell’interno di una tipica stalla rurale ottocentesca nella campagna modenese

Per garantire una certa igiene, favorire il governo delle bestie ed eliminare i cattivi odori necessitava di molta aria e luce e perciò era dotata di numerose piccole finestre rettangolari o con arco a sesto ribassato (Foto 2), dotate di infissi a vetri in legno o metallo (Foto 4), scuri esterni e inferriate per evitare l’intrusione di piccoli animali (Foto 5). Era ovviamente presente anche un grande portone in legno per far entrare e uscire agevolmente gli animali (Foto 3).

L’interno era tipicamente diviso in tre navate (Foto 6) da esili colonnine di mattoni a sezione ottagonale ed archi con un sesto ellittico molto pronunciato (Foto 7), mentre la copertura era formata da volte a botte oppure a vela di mattoni in foglio spesso con tessitura a spina pesce. Il pavimento era invece a semplice ammattonato.
Gli animali erano alloggiati nelle due navate laterali, dotate di una pavimentazione rialzata e inclinata verso il centro per favorirne la pulizia (Foto 8); apposite canalette di scolo favorivano l’evacuazione dei liquami e dell’acqua sporca (Foto 9).

Questo spazio era diviso in una serie di stalli per l’alloggio degli animali da semplici paletti in legno infissi in appositi alloggiamenti ricavati nella muratura (Foto 10) oppure da muretti di mattoni a mezza altezza (Foto 11) o dotati di piccole finestre con una semplice inferriata (Foto 7 e 12). Gli animali disponevano anche di piccoli bacini in pietra o calcestruzzo alimentati da un impianto idraulico per abbeverarsi (Foto 10 e 13) e di mangiatoie costituite da basse vasche in muratura bordate da una spessa trave in legno (Foto 14).

La corsia centrale era invece utilizzata per far entrare e uscire gli animali o muoverli all’interno della stalla, ad esempio per la mungitura o la rimozione del letame dagli stalli.
Queste operazioni erano facilitate da appositi elementi in ferro a cui legare gli animali:
semplici anelli infissi nelle murature anche esternamente (Foto 15);
– anelli o piccole catene in corrispondenza della mangiatoia (Foto 16);
grossi ganci infissi nelle colonne o nei muri perimetrali, con la punta protetta da un’apposita sferetta e con o senza anello integrato (Foto 17 e 18).

Le SCUDERIE delle città

Le scuderie annesse ai palazzi gentilizi di città erano invece assai diverse: si trattava spesso di grandi edifici che ospitavano numerosi cavalli, rimesse per le carrozze e talvolta veri e propri piccoli maneggi privati. Avevano una veste architettonica molto dignitosa e decorazioni che denunciavano la loro funzione.

Nelle ex scuderie di palazzo Taccoli, ubicate in una traversa della via Emilia nel centro storico di Modena, campeggiano ad esempio tre grandi inferriate semicircolari decorate rispettivamente da una carrozza (Foto 19), due cavalli con una zampa sollevata (Foto 20) e un trionfo di bandiere e insegne militari (Foto 21): queste figure, ormai ridotte a semplici silhouette, in origine erano probabilmente verniciate a colori vivi e molto dettagliate.

Le stalle annesse a semplici case erano invece più simili a quelle rurali, anche se dotate un certo decoro architettonico e destinate unicamente al ricovero di cavalli, asini e muli: nel centro storico di Reggio Emilia se ne conserva una, attualmente restaurata e trasformata in galleria d’arte. Lo spazio disponibile è anch’esso diviso in tre navate (Foto 22) da grosse colonne cilindriche di mattoni con capitelli dorici in arenaria (Foto 23) che sorreggono volte a crociera dotate di catene (Foto 24). Anche in questo caso sono presenti anelli e ganci in ferro per legare gli animali (Foto 25 e 26), mentre in una parete sono ricavate alcune nicchie probabilmente (Foto 27) destinate ad ospitare lampade o candele e immagini devozionali di Sant’Antonio Abate (protettore degli animali e delle stalle), Sant’Isidoro (patrono dei contadini) o Sant’Eligio (patrono dei carrettieri), considerate veri e propri talismani contro le disgrazie.


La stalla urbana sulle colline modenesi, trasformata in sala ristorante, è visitabile negli orari di apertura dell’Agriturismo La Cavaliera; mentre la stalla urbana di Reggio Emilia è aperta in occasione delle mostre curate dalla Galleria d’Arte San Francesco.
Anche la stalla rurale nella campagna di Sorbara, attualmente trasformata in cantina e acetaia, è visitabile negli orari di apertura dell’azienda agricola Paltrinieri Giafranco.

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