Le TOPIE, i VIGNETI TERRAZZATI dell’alto Canavese

Terzo post della serie sui paesaggi e l’architettura rurale tradizionale, questa volta dedicato alla pergola canavese, un particolarissimo sistema di coltivazione della vite.


Le TOPIE, caratteristiche e tecniche di costruzione

Nell’alto Canavese al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta si trova un paesaggio tradizionale estremamente suggestivo formato da imponenti terrazzamenti con muretti a secco coltivati a vite su pergole localmente dette topie (tupiun in dialetto piemontese – Foto 1).

É un sistema di coltivazione probabilmente molto antico, il cui elemento più appariscente è costituito dai pilastri di sostegno delle pergole, tradizionalmente chiamati pilun (piloni) e costruiti proprio sul ciglio dei terrazzamenti. Di forma tronco conica (sottile e affusolata o viceversa molto tozza – Foto 2), sono costruiti con ciottoli e scaglie di pietrame legate con malta di calce, sormontati da una pietra piatta e intonacati con intonaco di calce aerea di colore bianco (Foto 3 e 4): si trattava molto spesso del materiale di risulta della costruzione dei muri di sostegno dei terrazzamenti.

Le topie di Pont Sain Martin in Valle d’Aosta, vigneti terrazzati coltivati secondo la tecnica della pergola canavese

La loro funzione è duplice: sostenere le travi orizzontali in legno dei pergolati (Foto 5 e 6) e immagazzinare il calore del sole restituendolo di notte, riscaldando il terreno e mitigando gli sbalzi di temperatura particolarmente intensi in questa zona. Il colore bianco dell’intonaco non è dunque casuale, ma – come avviene spesso nell’architettura storica – ha uno scopo utilitario ben preciso; mentre la pietra piatta sommitale (sempre di colore grigio) molto probabilmente è di una roccia poco porosa che protegge gli elementi lignei dall’umidità di risalita del terreno.

Anche l’altezza è variabile: la misura più diffusa sui terrazzamenti è di circa m 1,50-1,80, ma si trovano anche pergolati con piloni un po’ più alti costruiti su piccoli basamenti quadrati (Foto 7 e 8) oppure decisamente più bassi (anche poche decine di centimetri) nei muri di cinta più alti (Foto 9).
Infatti le topie erano ovviamente diffuse anche negli orti e giardini per ricavare un po’ di uva da mangiare e trasformare in vino per il fabbisogno familiare. In questi casi si sfruttava perciò l’altezza del muro di cinta allo scopo di risparmiare tempo e fatica nella costruzione dei pergolati, predisporre una sorta di barriera vegetale che proteggesse dagli sguardi indiscreti e creare percorsi ombreggiati in cui era piacevole sostare o passeggiare durante i mesi estivi.

In alcuni terrazzamenti – come ad esempio a Morgeux in Valle d’Aosta – i piloni in muratura sono invece sostituiti da basse colonne cilindriche (Foto 10) oppure sottili lastre monolitiche in pietra (Foto 11) su cui è praticata una tacca per l’elemento orizzontale della pergola (Foto 12).

La PERGOLA CANAVESE, un paesaggio rurale minacciato

Come molte altre tecniche di coltivazione e paesaggi tradizionali, anche la pergola canavese rischia purtroppo di essere soppiantata da altri sistemi di coltura più moderni e redditizi: i muretti a secco dei terrazzamenti e i piloni in muratura di pietrame richiedono infatti una manutenzione attenta e costante secondo tecniche tradizionali ormai note solo ad alcuni artigiani assai specializzati.

Molti terrazzamenti sono stati quindi completamente abbandonati (Foto 13), come testimoniano le numerose file di piloni ormai sommersi dalla vegetazione infestante (Foto 14) oppure mezzi diroccati (Foto 15 e 16).

Si tratta di una perdita incalcolabile dal punto di vista paesaggistico – dato l’altissimo pregio estetico di questi terrazzamenti (Foto 1) – storico, documentale, enologico e perfino idrogeologico, perché i muri a secco, impedendo il ruscellamento delle acque e consentendo la coltivazione di pendii altrimenti abbandonati, contribuiscono ad assicurare la stabilità di interi versanti montuosi.


Le Foto 5101112 e alcune di quelle nel corpo del post sono di Alessandro Ticci, che ringrazio di cuore.

One thought on “Le TOPIE, i VIGNETI TERRAZZATI dell’alto Canavese

  • May 21, 2019 at 8:28 am
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    ottimo articolo

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