VILLA CONTI ZAMBONELLI: una dimora di campagna Bolognese

LA STORIA

Sulla sinistra è visibile l’ingresso della villa con i due pilastri in muratura e il cancello liberty in ferro battuto.

Villa Conti Zambonelli è un tipico esempio di villa padronale bolognese, generalmente utilizzata come residenza estiva dai ricchi proprietari terrieri per seguire personalmente i grandi lavori agricoli ed evitare il caldo estivo in città.

L’aspetto, lo stile e l’impianto sono tipicamente settecenteschi.

Nel tempo ha subito diversi passaggi di proprietà: una prima volta dalla famiglia Conti al duca di Monpensier assumendo la denominazione di Villa Conti d’Orleans e successivamente, nei primi decenni del Novecento, alla famiglia Zambonelli. Come dimostrano alcune vecchie foto, in epoca fascista il parco e la villa ospitarono numerose cerimonie a sfondo politico, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio dovette subire numerosi danni e la sistematica asportazione di mobili, elementi decorativi (ad esempio statue, lampadari, boiserie e caminetti) e materiali pregiati (marmo, cotto intarsiato). Successivamente venne completamente abbandonato, subendo gravi danni, crolli parziali e la perdita di vaste parte dell’apparato decorativo originario. In seguito a un radicale intervento di restauro nei primi anni Duemila, l’edificio è stato reso nuovamente agibile e risulta attualmente adibito ad attività di case e appartamenti per vacanze.

LA VILLA

Pranzo ufficiale in epoca fascista: si notano molto bene la villa con la cappella.

Il complesso si trova ai margini del centro storico di San Giovanni in Persiceto lungo la strada per Cento e presenta le tipiche caratteristiche della villa padronale di campagna: dalla strada un lungo viale, originariamente fiancheggiato da platani, è posto esattamente in asse con l’ingresso principale della villa. L’ingresso vero e proprio è fiancheggiato da due pilastri quadrati in muratura e ornato da un’elegante cancello in ferro battuto in stile liberty su cui campeggia un’elaborata “Z” in onore della famiglia Zambonelli.

I due battenti sono stati purtroppo asportati e risultano perduti, mentre l’attuale proprietà sta cercando di ripristinare l’impianto originario del giardino, fortemente rimaneggiato negli anni.

La villa vera e propria ha la tipica distribuzione interna delle ville di campagna bolognesi, con un lungo androne centrale passante riccamente decorato che disimpegna gli ambienti laterali e consente l’accesso ai piani superiori attraverso uno scalone monumentale a due rampe.

L’antico viale di accesso alla villa fiancheggiato da platani.

I piani fuori terra sono tre: al piano terra si trovavano i locali di servizio (dispensa, cucina e depositi); al primo piano, il cosiddetto piano nobile, gli ambienti di rappresentanza e gli appartamenti della famiglia del proprietario; al secondo e ultimo piano la soffitta e gli alloggi della servitù. Le decorazioni e le finiture originarie sono quasi del tutto perdute, ma l’androne del piano terra, del primo piano e lo scalone monumentale conservano ancora alcune pitture di non eccelsa qualità e semplici modanature in intonaco decorato.

La facciata principale, semplice e lineare, è abbellita da un piccolo balcone in pietra bianca. Il tetto è invece a padiglione.

Oltre alla villa padronale e alla cappella privata, del complesso fanno parte anche alcuni corpi di fabbrica isolati, originariamente piccoli edifici di servizio come stalla, fienile, granaio e deposito degli attrezzi.

LA CAPPELLA PRIVATA

L’altare in stile tardobarocco.

La cappella privata, quasi sempre presente in ville padronali di questo tipo, è la porzione del complesso di maggiore pregio storico e artistico. In origine adiacente ma non comunicante con la villa vera e propria, è in ottimo stato di conservazione ed ha mantenuto l’intero apparato decorativo originario.

Come attesta una lapide dedicatoria tuttora conservata, la sua costruzione avvenne nel 1783 forse ristrutturando pesantemente una costruzione preesistente.

La piccola facciata a capanna, in stile neoclassico e insolitamente stretta ed alta, è decorata da un timpano sostenuto da due lesene di ordine tuscanico con trabeazione. Il portale è invece sottolineato da un’ampia modanatura liscia leggermente in aggetto e affiancato da due piccole finestre ovali. Sopra il portale si trova anche un bassorilievo di terracotta con la Madonna in preghiera davanti alla croce. Ai lati della facciata due piccole ali più basse con piccole finestre ottagonali erano originariamente adibiti a sacrestia. Il campanile, con la cella campanaria sottolineata da due monofore a tutto sesto, fa parte integrante della chiesa ed è posto nell’angolo posteriore destro.

Particolare della lesena ionica con trabeazione e della cornice in stucco originariamente destinata a un dipinto a soggetto religioso.

Le parti a stucco sono costituite sostanzialmente dai capitelli delle lesene e dalla relativatrabeazione; dal timpano dell’altare in stile tardobarocco; dalla decorazione di una nicchia per il tabernacolo; da due specchiature nel campo centrale ornate da una testa di putto e due festoni vegetali e da quattro cornici (due per lato) originariamente destinate ad altrettanti dipinti a soggetto sacro.

Le decorazioni pittoriche, semplici ma di buona fattura, comprendono elementi architettonici come specchiature a finto marmo, motivi a candelabra, greche e lesene scanalate dipinte a trompe l’oeil.
Non mancano tuttavia, soprattutto nella volta, alcuni spunti figurativi: il Sacro Cuore proprio al centro, lo Spirito Santo simboleggiato da una colomba in corrispondenza dell’altare, animali mostruosi (chimere o grifoni) e alcuni ritratti di papi, santi e profeti. I colori sono tipici del Settecento: dominano infatti le sfumature pastello, e in particolare il bianco degli stucchi, il rosa antico e il giallo chiaro.

Il pavimento, in mattonelle quadrate di cotto con un rettangolo centrale eseguito alla veneziana sottolineato da una bordura con un motivo a losanghe in elementi di cotto bicromo (giallo e rosa) è di fattura moderna, ma riprende il possibile disegno del pavimento originario.

L’arredo mobile, verosimilmente comprendente il tabernacolo, l’altare vero e proprio (molto probabilmente in legno), almeno quattro dipinti a soggetto religioso, panche, candelabri e inginocchiatoi è stato invece completamente asportato e risulta quindi mancante.

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