Porfido ROSSO, porfido VERDE

Negli edifici antichi (soprattutto romani), medievali e rinascimentali le pietre scelte per le decorazioni interne non sono mai casuali. Infatti, oltre a rispecchiare precisi vincoli dovuti ai limiti di spesa, alla disponibilità dei materiali e ai costi di trasporto, quasi sempre hanno anche un significato simbolico visibile a due livelli:
1) L’uso di marmi rari, esotici e pregiati per dimostrare la ricchezza e potenza del committente, pubblico o privato: è il caso di pietre dure come l’onice o l’alabastro.
2) La scelta di materiali particolari per comunicare precisi messaggi, come avviene per il porfido rosso e il porfido verde.

Porfido rosso
Porfido rosso grezzo.

Il porfido rosso, anticamente noto come lapis porphyrites o lithos romaion, dal punto vista petrografico è classificabile come dacite o andesite, cioè come una roccia ignea effusiva derivante dal raffreddamento e solidificazione del magma. Si riconosce facilmente per il suo tipico aspetto caratterizzato da un fondo color porpora solcato da una miriade di minuscoli cristalli bianchi.

Già impiegato nell’Egitto tolemaico per la presenza di cave sul Gebel Dokhan nel Deserto Orientale Egiziano, fu introdotto a Roma all’inizio del I secolo dopo Cristo contemporaneamente alla nascita dell’Impero: per il suo color porpora venne infatti associato al potere imperiale, al punto che il suo uso era riservato unicamente agli edifici di proprietà o commissionati dalla famiglia imperiale.

Simboleggia quindi il potere politico di re e imperatori. Nel V secolo, con la diffusione capillare del cristianesimo, venne inoltre associato al corpo di Cristo, ed è per questo che venne impiegato nella decorazione di alcuni fonti battesimali di questo periodo.

Ravenna, Battistero Neoniano: fonte battesimale di epoca bizantina con elementi di recupero in porfido rosso.

L’attività estrattiva e l’importazione continuarono fino al V secolo, per poi arrestarsi in seguito alle invasioni barbariche. Tuttavia non cadde mai in disuso ed anzi assunse una grande importanza nei cerimoniali della corte bizantina: nell’aula delle udienze, a qualche passo di distanza dal trono imperiale era infatti posizionata una grande rota, cioè un disco di porfido rosso su cui occorreva inchinarsi. Nel palazzo imperiale di Costantinopoli si trovava inoltre la Porphýra, cioè una camera rivestita interamente di porfido in cui nascevano i principi candidati alla successione, a cui era associato il titolo di Porfirogenito, cioè “nato nella porpora”.

La tradizione sopravvisse anche nell’Italia medievale e rinascimentale: l’imperatore Federico II è ad esempio sepolto in un ricco sarcofago di porfido rosso con baldacchino, mentre le tombe dei Medici a Firenze sono ornate con piccole rotae o inserti di questa pietra. Tuttavia tutto il porfido utilizzato in questo periodo era di recupero, cioè ottenuto spogliando gli edifici romani di statue, colonne o rivestimenti parietali.

Nel Settecento, con l’apertura di nuove cave in Europa, divenne abbastanza comune, perdendo una parte del proprio fascino. Tuttavia il suo simbolismo rimase immutato, perché perfino Napoleone riposa in un grande sarcofago di porfido nell’Hotel des Invalides di Parigi.

Porfido verde
Frammento di porfido verde antico di spoglio nella Basilica di Santo Stefano a Bologna.

Il porfido verde antico, impropriamente noto anche come serpentino o serpentinite, nell’antichità veniva chiamato lapis lacedemonius, cioè pietra spartana, perché le cave si trovavano in Grecia non lontano da Sparta. Dal punto di vista petrografico è classificato come andesite diabasica, una roccia ignea effusiva derivante dal raffreddamento del magma. Il suo aspetto più tipico prevede un fondo uniforme verde scuro con cristalli verde chiari o giallastri grandi come chicchi di riso.

Conosciuto e lavorato già in epoca minoica, fu molto apprezzato in età imperiale per il suo splendido aspetto, ma non gli venne mai attribuito un significato simbolico specifico.

Le cose cambiarono tuttavia in epoca bizantina e medievale, quando il porfido verde compare insieme al porfido rosso in ricchissime decorazioni in opus sectile o nei pavimenti di stile cosmatesco: è quindi probabile che questa pietra venisse considerata “complementare” al porfido rosso, simboleggiando il potere spirituale della Chiesa, l’altra grande istituzione medievale.

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