Capolavori minori: i probabili CAPICHIAVE ORNAMENTALI nel Palazzo San Michele a Fano

Durante un recente viaggio a Fano (Pesaro-Urbino) per una consulenza di lavoro, ne ho approfittato per visitare la città, che si è rivelata decisamente graziosa. Mi sono così imbattuta nel Palazzo San Michele in via Arco di Augusto 2, che attualmente ospita una sede distaccata dell’Università di Urbino ed è costruito proprio in aderenza al fianco destro dell’Arco di Augusto, sfruttato nel Medioevo come porta cittadina.
Si tratta di un edificio rinascimentale che nel 1926 fu pesantemente restaurato dal noto architetto romano Alberto Calza Bini. Si caratterizza per una facciata principale molto ariosa, con al piano terra un portico di cinque arcate a tutto sesto sorretto da eleganti colonne monolitiche in pietra bianca di ordine composito (Foto 1), a cui corrisponde al primo piano un loggiato con sette colonnine anch’esse in pietra bianca, opera tuttavia dell’architetto Calza Bini.

Capichiave o ferri ornamentali?

All’intervento del 1926 sembrano riferibili anche alcuni splendidi ferri battuti, costituiti da tre portabandiera con anelli decorativi posti esattamente al centro della facciata e cinque probabili capochiave a paletto posizionati tra gli archi esattamente sopra alle colonne del portico.
L’identificazione dell’esatta funzione di tali ferri pone però alcuni problemi.
A favore della loro funzione di capichiavi propendono infatti la posizione proprio in corrispondenza degli archi che scandiscono le volte a crociera dei porticati e soprattutto la presenza di due occhielli con cavicchi di fissaggio in corrispondenza di ciascuno di essi (Foto 2, quadrati gialli); mentre a sfavore depone l’apparente assenza di catene. A giudicare dalla posizione dei cavicchi, le catene avrebbero dovuto infatti essere due, sovrapposte verticalmente e leggermente sfalsate in altezza: tuttavia non si può escludere che esse siano state tagliate, magari durante la Seconda Guerra Mondiale (cioè in tempi di grave penuria di materiali metallici) o siano posizionate più in alto rispetto agli archi.

Stile e tecnica di esecuzione

La presenza di capichiave decorativi non è certo una novità nell’edilizia storica: su questo blog abbiamo infatti già descritto alcuni capichiave a paletto con le estremità ornate di riccioli e spirali o con il paletto sagomato a forma di testa di serpente. Tuttavia questi esemplari sono assolutamente eccezionali per la loro ricchezza decorativa e perfezione esecutiva: ciascuno di essi, simile agli altri nello stile generale, differisce infatti per i particolari più minuti (Foto 3, 4, 5, 6 e 7). La decorazione è formata da grandi spirali di ferro battuto, molto probabilmente applicate in opera mediante saldatura dopo l’inserimento dei cavicchi di fissaggio, perché le loro ampie dimensioni avrebbero reso del tutto impossibile l’inserimento del paletto nell’occhiello della probabile catena. I paletti sono a sezione rettangolare, con un “cordoncino” rilevato al cento ed estremità sagomate a forma di gigli stilizzati (Foto 3) o sporgenti verso l’esterno in un elegante ricciolo (Foto 4 e 5): entrambe le soluzioni possono coesistere sul medesimo paletto (Foto 6 e 7). Le spirali – variabili per numero (da due a sei), dimensioni e orientamento –  si trovano sia al centro che alle estremità di ciascun paletto.  In un caso questo è arricchito anche da un piccolo fiore stilizzato (probabilmente un girasole – Foto 3) posizionato proprio al centro.

La funzione di queste spirali è sia estetica che statica, perché la loro presenza contribuisce a ripartire le forze di trazione trasmesse dalla catena su una porzione più ampia di muratura.

In un altro edificio ho constatato la presenza di un ferro ornamentale ancora più complesso, che per la sua tipologia e la presenza di almeno un occhiello potrebbe essere un altro capochiave.
La decorazione, straordinariamente elaborata, consiste di ben otto spirali (quattro su ciascun lato del paletto), dalle estremità del paletto incurvate verso l’esterno e ulteriormente sagomate a ricciolo, e infine da un grande fiore centrale probabilmente per coprire l’occhiello della catena vera e propria (Foto 8 e 9). Quest’ultimo, molto probabilmente una rosa stilizzata, è formato da due serie di petali modellati in una lamierina molto sottile con un piccolo bottone sferico al centro.


La Foto 1 tratta dal blog del fotografo Lorenzo Taccioli, visibile a questo link: https://www.lorenzotaccioli.it/

Per maggiori approfondimenti sulla storia del Palazzo San Michele si rimanda invece a questo link del sito della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano: http://www.fondazionecarifano.it/Progetti/ComplessoSanMichele/ComplessoSanMichelePresentazione.htm

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